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Il Modigliani tra le fritture del boss di Archi






REGGIO CALABRIA C’era un Modigliani nascosto in una casa del quartiere di Santa Caterina. Lo ha svelato il pentito Enrico De Rosa che, di fronte ai giudici del processo Leonia, ha ricostruito la…

Pubblicato il: 03/07/2016 – 12:47
Il Modigliani tra le fritture del boss di Archi






REGGIO CALABRIA C’era un Modigliani nascosto in una casa del quartiere di Santa Caterina. Lo ha svelato il pentito Enrico De Rosa che, di fronte ai giudici del processo Leonia, ha ricostruito la propria carriera criminale, come la figura di quel Demetrio Sonsogno, rampante giovanotto di Archi che nel mondo delle ‘ndrine lo ha portato per mano. Proprio lui – ha svelato De Rosa – ha trovato e sottratto quel quadro, per collocarlo poi nella sua cucina, fra fumo di arrosti e tanfo di fritti. «Enzo Zappia e Mimmo Sonsogno, Demetrio Sonsogno – racconta ai pm Giuseppe Lombardo e Rosario Ferracane che lo interrogano – stavano facendo una ristrutturazione per conto di un imprenditore reggino nella zona di Santa Caterina, questa qui era una casa tipo ad angolo, era un primo piano, una casa molto antica, una bellissima casa, se non erro stavano facendo la copertura con la guaina». Un’abitazione che – evidentemente – il committente non aveva esplorato a dovere, prima di demandarne la ristrutturazione a Sonsogno e Zappia. «Praticamente – svela infatti De Rosa – Mimmo trovò un quadro all’interno di quest’abitazione, mi chiamò subito per dirmelo con la scusa di portargli i caffè». Per anni, i due hanno avuto un rapporto strettissimo, quasi simbiotico. «Quotidiano», chiarisce il pentito più volte. Per questo, quando Sonsogno si rende conto di avere un tesoro fra le mani, chiama immediatamente De Rosa e di certo non il committente. Con lui, non ha mai avuto neanche l’intenzione di condividere la scoperta. E infatti, ricorda il pentito, «prese questo quadro e se lo portò subito a casa ed era un quadro molto particolare, sembrava molto antico, sembrava… mi sembra che mi disse che era un Modigliani». 
Qualche tempo dopo, quel dipinto faceva bella mostra di sé nella cucina di casa Sonsogno, una delle tante palazzine tutte uguali delle strade senza nome di Archi Cep. Un dettaglio che ha impressionato De Rosa – il quale lo ha riferito ai magistrati fin dall’inizio della sua collaborazione – ed è diventato un ulteriore elemento per valutare l’attendibilità di un collaboratore dalla memoria prodigiosa. Quando gli investigatori entrano a casa Sonsogno per una perquisizione, non hanno difficoltà a rintracciare la tela. La trovano esattamente dove il collaboratore ha detto. E la firma è proprio quella di Modigliani. Nel verbale di perquisizione si legge infatti che è stato rinvenuto «un quadro (tela e cornice) delle dimensioni si cm 64×85 (cornice compresa) raffigurante una donna con un collo allungato riportante la firma “Modigliani” scritto in corsivo minuscolo sulla tela stessa; nel retro della tela era riportata la scritta impressa su una targhetta anch’essa di tela riportante il seguente testo “Modigliani – Madame van Muyden”». E, in più, si specifica, «sul retro del quadri era visibile un taglio in tutto il perimetro della tela in coincidenza con la cornice». Se sia autentica o meno, allo stato, non è dato sapere. Sull’opera ancora sono in corso le verifiche dei tecnici, come le indagini dei Carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio artistico, che dovranno anche tentare di comprendere come una tela del genere possa essere arrivata a Reggio Calabria. Di certo, Sonsogno era certo che fosse un quadro di valore. «Fece chiamare un esperto – ha svelato De Rosa agli inquirenti – che era un suo parente, sempre un Sonsogno che, se non erro, vive a Milano, e gli disse che era un Modigliani, e ce l’ha là appeso entrando in cucina sulla sinistra, mille per mille, è quello con un collo lungo, una signorina con un collo lungo». Uno dei tanti ritratti realizzati nel corso della sua carriera artistica dal grande pittore italiano, ma uno dei pochi realizzato su commissione. Dunque, se fosse autentico, una rarità di valore inestimabile.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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