CATANZARO Nuove perizie sulla fabbrica, i materiali, le cartelle cliniche. Riparte dalla richiesta di nuove analisi il secondo grado del processo Marlane, lo stabilimento tessile di Praia a Mare, causa, secondo l’accusa di avere avvelenato l’ambiente e di avere causato la morte, o la lotta contro un tumore, a decine di ex dipendenti. In primo grado gli 11 imputati – tutti ex manager e funzionari dell’azienda di proprietà del gruppo Marzotto – vennero tutti assolti dalle accuse di omicidio colposo, lesioni gravissime, omissione dolosa di cautele sul lavoro e disastro ambientale. Tra gli imputati vi è anche Pietro Marzotto, patron del gruppo. Per lui i pm della procura di Paola avevano chiesto sei anni reclusione.
Tra gli imputati assolti vi erano anche il dirigente Carlo Lomonaco, ed ex sindaco di Praia, per il quale erano stati chiesti 10 anni di reclusione. E poi: Silvano Storer, amministratore delegato; Antonio Favrin, amministratore delegato; Jean De Jaegher, amministratore delegato; Attilio Rausse, responsabile dello stabilimento; Lorenzo Bosetti, vicepresidente esecutivo della società ed ex sindaco di Valdagno (VI); Vincenzo Benincasa, responsabile dell’impianto; Salvatore Cristallino, responsabile del reparto tintoria; Giuseppe Ferrari, responsabile dello stabilimento; Lamberto Priori, amministratore delegato. Le pene chieste in primo grado andavano dai 3 ai 10 anni di prigione. Ma il 19 dicembre 2014 i giudici del tribunale di Paola assolsero tutti con le formule «perché il fatto non sussiste» e per insufficienza di prove. Lunedì il sostituto procuratore generale Salvatore Curcio alla Corte d’appello di Catanzaro, accogliendo l’appello presentato dalla Procura di Paola ha chiesto nuove perizie. Nel corso della prossima udienza, il 12 ottobre, si pronuncerà sulla nuove consulenze e sulla nomina dei periti.
ale. tru.
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