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Uccise compagna a martellate, condannato a 12 anni

PAOLA È stato condannato, in abbreviato, a 12 anni di carcere Franco Garritano, l’operaio edile di 57 anni, accusato di aver ucciso a martellate la compagna, Maria Vommaro, colpita alla testa il 5 …

Pubblicato il: 05/07/2016 – 9:19
Uccise compagna a martellate, condannato a 12 anni

PAOLA È stato condannato, in abbreviato, a 12 anni di carcere Franco Garritano, l’operaio edile di 57 anni, accusato di aver ucciso a martellate la compagna, Maria Vommaro, colpita alla testa il 5 ottobre del 2014 a Fiumefreddo Bruzio, nel Cosentino. Il gup di Paola, Giulio De Gregorio, ha riconosciuto all’imputato un vizio parziale di mente e ha disposto anche che, una volta scontata la pena, Garritano venga sottoposto alla misura della libertà vigilata per un minimo di tre anni e un massimo di sei con l’obbligo di seguire un programma di riabilitazione in una struttura specialistica. Garritano era accusato di omicidio volontario e occultamento del cadavere. Subito dopo il delitto l’uomo si era reso irreperibile.
I carabinieri, all’epoca guidati dal comandante provinciale del Reparto operativo di Cosenza, il tenente colonnello Vincenzo Franzese, non hanno mai smesso di cercarlo sin dal 7 ottobre scorso quando hanno rinvenuto il corpo di Maria Vommaro – che era avvolta in un involucro di plastica all’interno del cofano della sua autovettura, una Fiat Uno rossa – in un terreno nelle campagne del piccolo centro del Cosentino. Vicino a quel terreno c’è un casolare di proprietà di Garritano. Ed è stato lì che un carabiniere dell’Arma lo ha avvistato e subito riconosciuto. Ma appena gli ha intimato di fermarsi, l’uomo si è dato alla fuga. Inseguito dai carabinieri, è stato poi bloccato e posto in stato di fermo. È accusato di omicidio volontario aggravato. È stato ascoltato nella caserma dei carabinieri di Fiumefreddo e interrogato dal sostituto procuratore di Paola, Maria Camodeca, titolare del fascicolo sull’omicidio. L’operaio – secondo quanto ha riferito – ha trascorso il periodo in cui è stato irreperibile girovagando per le campagne, nutrendosi di prodotti della terra e dormendo in luoghi di fortuna. Sentito dal pm Maria Camodeca nell’immediatezza dei fatti, ha sostenuto la tesi dell’accidentalità. Ha detto di avere avuto una lite con la compagna durante la quale la donna, in seguito a una spinta, sarebbe caduta da una scala, battendo accidentalmente la testa. L’uomo, una volta resosi conto dell’accaduto, ha portato fuori di casa il cadavere della compagna e l’ha collocato nel bagagliaio dell’auto della vittima, senza essere aiutato da nessuno. Nell’ultima udienza dello scorso giugno, il professore Antonello Crisci dell’Università di Salerno, consulente nominato dal gup di Paola, ha confermato la diagnosi di disturbo di personalità dell’imputato già riconosciuto dai periti di parte.

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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