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Uno scatto d'orgoglio. Ma ne servono altri




Eppur si muove… Quel monolite di acciaio e gomma che è la burocrazia della Regione Calabria, appare oggi ancora pericolosamente infido ma perde la sua inamovibilità. Anche l’accentramento dei pot…

Pubblicato il: 06/07/2016 – 11:52
Uno scatto d'orgoglio. Ma ne servono altri




Eppur si muove… Quel monolite di acciaio e gomma che è la burocrazia della Regione Calabria, appare oggi ancora pericolosamente infido ma perde la sua inamovibilità. Anche l’accentramento dei poteri conosce, finalmente, una decisa limitazione. A ventiquattr’ore dalla notifica dei provvedimenti di riordino dell’alta burocrazia regionale, decisa dalla giunta regionale, alla “Cittadella” non si parla d’altro.
In molti uffici, specie ai piani bassi, si esulta… in altri si impreca. Nelle stanze più ovattate si cercano contromisure, magari al riparo di qualche sigla sindacale.
Accomuna tutti, invece, la sorpresa: in pochi credevano che Mario Oliverio tenesse fede all’impegno assunto in campagna elettorale. E siccome non siamo ipocriti, noi tra questi. Non che ci dispiaccia dare atto a Oliverio di avere agito, una volta tanto, da governatore e non da governato(re), ma i segnali raccolti i questi mesi, i continui rinvii, le ripetute amnesie, non incoraggiavano.
Ci ha sempre creduto, invece, il vicepresidente (tecnico) Antonio Viscomi che ecumenicamente andava ripetendo: «Se il presidente Oliverio non avesse voglia di metter mano alla rotazione e alla ristrutturazione della dirigenza, perché mai mi avrebbe chiesto di collaborare con lui affidandomi proprio questo obiettivo?».
Oggi, con la sobrietà che caratterizza gli uomini del “fare”, Viscomi evita di sottolineare la portata storica del lavoro fatto e si astiene anche dall’evidenziare i benefici che questo riordino porterà alla Regione Calabria in termini di efficienza, certo, ma anche di trasparenza e di legalità.
Non è cosa da poco in un ambiente politico dedito alla implementazione delle cerimonie inaugurali e alla posa di “prime pietre”, dalla sequenzialità perfettamente sovrapponibile a quella delle opere incompiute.
Qui fermiamoci un attimo per chiarire, però, che il riconoscimento del dovuto, davanti all’epocale ristrutturazione della burocrazia imposta dal ticket Oliverio-Viscomi non basta certo a far rivedere un giudizio sull’operato del governo regionale che resta appesantito da molte scelte sbagliate e da altrettanti impegni ancora non mantenuti. Quella vinta ieri è una buona tappa ma come non tenere presente che alla conquista del risultato ha concorso moltissimo la lunga scia di fallimenti conseguiti nel biennio dagli alti burocrati regionali? Incidenti di percorso? Forse, ma il punto non è stabilire se gli alti burocrati sbagliano perché in mala fede o più semplicemente perché inetti. In entrambi i casi a farne le spese (anche nel senso di finanziamenti persi e di investimenti falliti) sono i calabresi.
Di più, adesso è lecito pretendere altri scatti di orgoglio da parte di Oliverio: se lo ha potuto fare una volta, intendiamo agire da governatore e non da governato(re), è segno che potrebbe rifarlo ancora. Lo faccia fin quando è in tempo.

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