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Ordine giornalisti della Calabria: aggressioni ingiustificabili

CATANZARO «Pur trattandosi di un episodio che coinvolge un collega iscritto nell’Albo professionale di altra regione, l’Ordine dei giornalisti della Calabria ritiene doveroso intervenire su quanto …

Pubblicato il: 09/07/2016 – 10:46
Ordine giornalisti della Calabria: aggressioni ingiustificabili

CATANZARO «Pur trattandosi di un episodio che coinvolge un collega iscritto nell’Albo professionale di altra regione, l’Ordine dei giornalisti della Calabria ritiene doveroso intervenire su quanto accaduto a Vibo Valentia a Klaus Davi, conduttore di una trasmissione televisiva dedicata a vicende e fenomeni di ‘ndrangheta». È quanto si afferma in una nota dell’Ordine regionale dei giornalisti della Calabria. «Klaus Davi – prosegue la nota – è andato a intervistare la mamma di Andrea Mantella, ex boss, oggi collaboratore di giustizia. Dopo le prime risposte, in verità interlocutorie e comunque irrilevanti dal punto di vista giornalistico, la signora, dinanzi al tentativo di Klaus Davi di ottenere risposte più significative, ha fatto capire di non essere più disposta a parlare e si è anzi allontanata dall’intervistatore. A quel punto alcuni familiari della donna hanno cercato di dissuadere Davi dall’insistere, prima con toni fermi ma ancora compatibili con la civiltà; poi, per come denunciato da Klaus Davi, con minacce dirette e anche con un’aggressione fisica che ha costretto il giornalista a ricorrere alle cure del pronto soccorso. I familiari di Andrea Mantella, con una lettera inviata ai giornali e pubblicata da varie testate, contestano la versione del giornalista e rivendicano il diritto di non essere infastiditi con condotte che definiscono di “sciacallaggio mediatico”».
«La vicenda – riporta ancora la nota – impone una serie di considerazioni: la prima, ineludibile, è che in nessun caso possa essere giustificata una qualunque forma di violenza o di aggressione, né un’azione di fiancheggiamento, anche solo mediatico, rispetto a fenomeni del genere. Da questo punto di vista non può che esserci una ferma, inequivocabile condanna dei comportamenti denunciati da Klaus Davi, oltre che una doverosa solidarietà nei confronti di quanti, svolgendo l’attività giornalistica, si trovano a dover subire aggressioni di qualunque tipo e da chiunque perpetrate. Analogamente, non si può non ribadire che il lavoro del giornalista deve essere ancorato ai più fermi principi deontologici e non deve in nessun caso trasformarsi in una sorta di assedio forzato ed obbligato nei confronti di chicchessia. Sono principi che Klaus Davi conosce bene ed ai quali certamente si è attenuto, si attiene e si atterra’ nello svolgimento del suo lavoro».

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