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Capellupo: «Ci risiamo: 24 comparse in 4 anni»

CATANZARO «Ci risiamo: ecco una nuova Giunta Abramo. In 4 anni i catanzaresi hanno perso il conto di un turnover che nemmeno nell’Inter di Moratti si era mai visto. Li ricordiamo: Baldo Esposito, F…

Pubblicato il: 11/07/2016 – 11:19
Capellupo: «Ci risiamo: 24 comparse in 4 anni»

CATANZARO «Ci risiamo: ecco una nuova Giunta Abramo. In 4 anni i catanzaresi hanno perso il conto di un turnover che nemmeno nell’Inter di Moratti si era mai visto. Li ricordiamo: Baldo Esposito, Filippo Mancuso, Stefania Lo Giudice, Caterina Salerno, Giovanni Merante, Vincenzo Belmonte, Massimo Lomonaco, Giampaolo Mungo, Rita Cavallaro, Daniela Carrozza, Gabriella Celestino, Rosamaria Petitto, Giuseppe Vitale, Luigi La Rosa, Saverio Loiero, Gianmarco Plastino, Domenico Pungitore, Giulia Brutto, Franco Longo, Fabio Talarico, Stefania Valente, Rossana Gnasso, Lea Concolino e Alessio Sculco. 24 comparse in 4 anni per un film con una bruttissima regia dannoso a Catanzaro». È quanto si legge in una nota del consigliere comunale catanzarese del Pd Vincenzo Capellupo. «Chiaramente mi scuso se ne ho dimenticato qualcuno – prosegue l’esponente dem – ma al ritmo di una nuova Giunta ogni anno è veramente difficile ricordarli tutti. Non ci siamo fatti mancare nulla: dall’assessore flash durato 48h; alla nomina in Giunta di un professionista di riferimento delle ditte che lavorano in città, con un serio problema di incompatibilità; all’assessore che doveva uscire dalle sedute di Giunta quando migliaia di euro di consulenze legali venivano affidate al marito avvocato; a quelli coinvolti nei casi di Catanzaropoli e di Multopoli. Insomma, di tutto di più. Evidentemente, Abramo non è riuscito a trovare una quadratura per rendere meno fallimentare la sua cattiva amministrazione ed ha scaricato sui tanti assessori nominati, il peso della sua inefficienza e del suo fallimento, senza alcun sussulto di dignità dalle persone coinvolte. Punendo alcuni, recuperandoli, colpevolizzandoli, sottoponendoli alla gogna mediatica, utilizzando la politica e la professionalità dei più, trincerandosi dietro la scusa di giunte tecniche per non premiare i primi dei non eletti ed avere le mani libere».
«Lo avevo definito nel consiglio comunale post Catanzaropoli una sanguisuga che utilizza tutti a suo vantaggio e poi butta via. Una opera di vampirizzazione – aggiunge Capellupo – alla quale molti si sono piegati impattando poi con una amministrazione comunale bloccata e paralizzata, diventando parte del fallimento. Oggi entrano in Giunta anche quanti fino ad ieri criticavano duramente la pessima gestione Abramo ma la possibilità di una poltrona per i mesi che rimangono è troppo ghiotta per rifiutare. Così, dignità politica, integrità morale e progettualità amministrativa si perdono con buona pace di una città con le tasse al massimo ed affamata dall’assenza di servizi e di lavoro». «Ma sarà l’ultima Giunta Abramo – si chiede il consigliere comunale – fino al prossimo maggio? Per i bookmakers, no di certo. La costante è quella di un sindaco che ha lungamente tenuto per sé, senza produrre nulla di utile alla città, deleghe strategiche come la polizia municipale, l’urbanistica, le attività economiche, il turismo, la cultura e la pubblica istruzione, le politiche del mare, l’ufficio del piano e l’edilizia privata solo per citarne alcune. Tutto nel blocco totale ed oggi Abramo con questa Giunta elettorale si ricandida, inserendo dentro solo quanti hanno firmato fedeltà e giurato sul futuro sostegno. Miopia, piccolezza al potere. Nulla di buono per i catanzaresi condannati nuovamente al non governo della città ed al dominio dell’interesse dei pochi».
«Ma di una cosa siamo certi: Abramo – conclude Capellupo – ha avviato una nuova prassi nei rapporti politici ed istituzionali di coalizione a palazzo De Nobili, ovvero l’infedeltà; la domanda è una: i tanti candidati, assessori, liste e partiti usati e traditi da Abramo alla fine come si comporteranno? Gli serviranno il conto? Amministratori e politici con dignità, in un contesto normale, lo farebbero, con la schiena diritta, senza esitazioni, rinunciando a sterili patti scellerati, a false promesse di vantaggi individuali e di spartizione di una torta già consumata».

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