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REGHION | Lavoro ai figli in cambio di favori, ecco la corruzione 2.0




REGGIO CALABRIA Posti di lavoro per figli e amici. Una volta per trovare il fiume della corruzione bastava seguire il denaro, oggi si deve dare la caccia ai curriculum. Per “comprare” i favori d…

Pubblicato il: 12/07/2016 – 17:21
REGHION | Lavoro ai figli in cambio di favori, ecco la corruzione 2.0




REGGIO CALABRIA Posti di lavoro per figli e amici. Una volta per trovare il fiume della corruzione bastava seguire il denaro, oggi si deve dare la caccia ai curriculum. Per “comprare” i favori dei pubblici ufficiali reggini, i manager non hanno bisogno di contanti: basta offrire un posto di lavoro ai figli. L’inchiesta “Reghion” segue referenze e datori di lavori dei pargoli di Marcello Cammera e Bruno Fortugno (il dirigente e il funzionare del Comune di Reggio Calabria fermati oggi) prima di chiudere il cerchio. Incrocia nomi delle ditte per cui lavorano, visure camerali, esperienze professionali maturate. E il quadro dei metodi corruttivi, per gli inquirenti, appare completo. Ne avrebbe già Cammera, ne beneficia Fortugno. Per il primo, il tramite era stato l’ex parlamentare di An Domenico Kappler: un incarico in “Risorse per Roma” (società controllata da Roma Capitale) avrebbe dovuto addolcire il dirigente, che avrebbe ricevuto anche una promessa di lavoro per il figlio. 
Lo stesso schema, secondo la Dda di Reggio Calabria, si ripete per Bruno Fortugno. Kappler, infatti, si impegna ad assumere suo figlio, Giandomenico, in Acea o in una delle sue controllate. Il contesto è molto importante: nel momento in cui i magistrati analizzano i rapporti tra i manager e i burocrati, l’Ati (associazione temporanea di imprese) che dovrà occuparsi della depurazione a Reggio Calabria si trova in una situazione complicata: la convenzione con il Comune non è ancora stata firmata e si accumulano ritardi nei pagamenti per la gestione transitoria del servizio.
Il cartello sceglie di puntare su Fortugno perché teme che Cammera sia finito nel mirino della magistratura e Kappler va a Reggio (anche) per incontrare il funzionario. In teoria si tratta di un veloce caffè per salutarsi, ma per la Dda l’incontro tra i due nasconde scenari più inquietanti: la promessa di un’assunzione in Acea per la progenie del dipendente del Comune di Reggio. Kappler sarebbe soltanto un facilitatore. Non ha alcun ruolo in Acciona-Idrorhegion (l’Ati che si è aggiudicata l’appalto), ma agisce per conto del ramo reggino dell’associazione d’imprese. Il suo valore aggiunto è quello di poter disporre di posti di lavoro da assegnare ai propri “amici” in cambio di (presunti) favori da accordare all’azienda. In teoria il meccanismo è perfetto, in pratica gli inquirenti ascoltano tutto. E seguono, attraverso i nomi che appaiono nelle conversazioni, la pista che porta ad Acea.
Non è l’unica. Dalle pagine del decreto di fermo, infatti, emergerebbero altre circostanze in cui Fortugno avrebbe beneficiato del sistema. Una volta, lo scambio di favori si sarebbe materializzato attraverso la Progin srl, di Sergio Lucianetti, azienda alla quale l’Ati aggiudicataria dell’appalto finito nel mirino della Dda aveva affidato l’esecuzione delle opere appaltate. Per quanto la Progin avesse un ruolo marginale nei lavori, era di fatto parte di una cordata. In quell’azienda, i carabinieri hanno trovato una traccia che (ri)porta dritta al Comune di Reggio Calabria: il figlio di Fortugno, Giandomenico, nel suo curriculum specifica di aver lavorato nello studio professionale di Sergio Lucianetti. Per gli inquirenti è solo un passaggio: la destinazione definitiva è Acea, società romana che ha smentito di avere qualsiasi tipo di rapporto con Kappler.

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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