REGGIO CALABRIA Hanno ragione Nicola Gratteri e Mario Oliverio: c’è «un’emergenza burocrazia» in Calabria, (ma non solo in Calabria), di fronte alla quale la politica dovrebbe essere «meno timida». Demetrio Battaglia, deputato del Pd, calabrese, già assessore della provincia di Reggio Calabria e consigliere regionale, interviene nel dibattito aperto dall’intervista del procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, secondo il quale «prima ancora della politica e della ‘ndrangheta, il problema della Calabria sono i quadri della pubblica amministrazione».
Un punto di vista sul quale il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio ha spiegato di concordare proponendosi un turn over per il cinquanta per cento dei dirigenti regionali. «La burocrazia – spiega Battaglia – svolge un ruolo cruciale, sia in termini di efficienza, che di applicazione dei principi di trasparenza e legalità. Paradossalmente, se la burocrazia fa male il suo lavoro, chi ci rimette è la guida politica. Ed è quello che accade in Calabria da molti anni: chi governa poi perde le elezioni, perché a rispondere davanti ai cittadini è il presidente della Regione, non i dirigenti regionali».
Per Battaglia, quelao dei rapporti tra politica e macchina amministrativa è una «materia delicata: la politica dovrebbe essere meno timida. Ma d’altro canto se la politica si spinge troppo oltre, viene accusata di intromissione. Bisogna trovare un giusto equilibrio. Ma una cosa è certa: la valutazione del modo in cui la burocrazia opera, va fatta dati alla mano».
Il deputato dem sottolinea che non c’è altra strada che quella indicata da Oliverio: «Ruotare nelle funzioni, introdurre nuovi stimoli, con obiettivi precisi, scadenzati a livello temporale e verificabili. Questo serve anche a compensare eventuali vuoti di competenza. Ci possono essere dirigenti che non si trovano a loro agio nel ruolo che svolgono. Oppure non hanno la preparazione necessaria. Non c’è nulla di male nel prenderne atto e trovare una collocazione più adeguata». Bisogna mettere in conto anche il problema dei dirigenti che, come dice Gratteri, «utilizzano metodi tipici della mafia». Battaglia spiega: «È un problema che esiste. Mi vengono in mente le parole di Pippo Callipo quando parlava della “mafia della penna”. Ovviamente in questi casi, non c’è soluzione se non quella di allontanare i funzionari in questione dal ruolo che ricoprono. Perché è chiaro che in questo caso confondono “servizio” con “potere”. Nello stesso tempo bisogna lavorare perché cresca, nel personale, una coscienza civica che consiste nel coltivare un rapporto positivo con i cittadini, che sono i veri giudici del loro operato».
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