Una proposta condivisa sulla rigenerazione urbana sostenibile e sulla riduzione del consumo di suolo in Calabria. A metterla in campo, con una nota congiunta, l’Ordine degli architetti e quello degli ingegneri delle cinque province calabresi, l’Unical, l’Università Mediterranea di Reggio, Legambiente e Cgil. L’intervento dei sottoscrittori della nota arriva dopo l’incontro tenutosi lo scorso 28 giugno tra l’assessore all’Urbanistica Rossi, il presidente della Commissione Ambiente Bevacqua, e il consigliere regionale Orlandino Greco, con gli Ordini professionali, i Comuni calabresi, le Università, i costruttori e le associazioni ambientaliste in relazione alle modifiche da apportare ad alcuni articoli della legge regionale 40/2015 contestati dal governo nazionale ed oggetto di impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale.
«Preliminarmente, nello stigmatizzare la ristrettezza dei tempi “concessi” dalla Regione ai soggetti sottoscritti per eventuali osservazioni e proposte, e nel sottolineare che comunicazione, consultazione e concertazione sono forme di partecipazione assai differenti, si ritiene ancora una volta – si legge nella nota – di ribadire il nostro netto rifiuto a un metodo d’urgenza che utilizza una forma di “comunicazione” per ottenere una (non) favorevole condivisione su una materia così complessa, ampia e articolata. Una materia che, invece, necessita di una ragionevole tempistica per consentire un’adeguata elaborazione organica il più possibile condivisa, certamente non imprigionata in un numero limitatissimo di articoli per profili di natura prettamente anticostituzionale».
«Tuttavia – proseguono i sottoscrittori della nota – nello spirito di concertazione, per come tra l’altro definito dalla stessa Legge Urbanistica regionale, al fine di promuovere e tutelare l’ambiente, il paesaggio e l’attività agricola del territorio calabrese, l’occasione è stata (impropriamente?) utilizzata da noi sottoscrittori per proporre, tra i tanti aspetti di criticità della Legge, un doveroso e serio contributo sul tema attuale della rigenerazione urbana sostenibile e sulla riduzione del consumo di suolo; un tema appena sfiorato dalla Legge 40/2015, modificativa e integrativa della Legge 19/2002, partorita in totale solitudine dall’assessorato all’Urbanistica. A tal fine, il suddetto tema è stato incardinato in un documento che è stato trasmesso all’assessore, prof. arch. Franco Rossi, per avviare un primo momento di confronto. La limitazione del consumo di suolo è, unitamente alla messa in sicurezza del territorio, una priorità assoluta: la ripresa dello sviluppo della nostra Regione, come pure dell’intero Paese, non può procedere senza proteggere il territorio dalla minaccia del dissesto idrogeologico, senza protezione per gli usi agricoli e, soprattutto, senza tutela e valorizzazione delle risorse territoriali e culturali. Da questa prospettiva bisogna muovere per superare le ultime disposizioni approvate dalla Regione, con la L.R. 40/2015, e le successive modifiche/integrazioni, che da una parte reintroducono la possibilità per i Comuni di utilizzare i vecchi strumenti urbanistici ormai obsoleti, e dall’altra consentono di continuare a consumare, comunque, il suolo libero delle aree ancora disponibili e non utilizzate, già ricomprese nelle zone “B”, “C”, “D”, “F” dei previgenti Piani Regolatori Generali e Programmi di Fabbricazione, concepiti durante gli anni del governo dell’espansione. Senza dire dell’ennesima proroga al 31 dicembre 2017 concessa ai Comuni per la redazione dei Piani Strutturali Comunali».
«Il documento da noi inviato all’assessore – proseguono – va, invece, nella direzione di dare nuovi impulsi agli strumenti di governo del territorio, nel rispetto dei criteri di sostenibilità e di contenimento del consumo di suolo, per orientare gli interventi di trasformazione urbanistico-edilizia prioritariamente verso le aree già urbanizzate, degradate, o dismesse e sottoutilizzate, ai fini della loro riqualificazione e rigenerazione. In tal modo, auspichiamo che si apra finalmente una nuova e rinnovata stagione di concertazione, come del resto invocato attraverso i suoi principi generali dalla L.R n.19/2002, per quanto attiene alla sua non più rinviabile revisione, soprattutto in relazione alle procedure “lunghe e farraginose”; una revisione che si attende inutilmente da 14 anni, per consentire l’attuazione di tutti quegli adempimenti propedeutici al dispiegamento della efficacia della Legge. Non appena ciò avverrà – conclude la nota – gli scriventi non faranno mancare il proprio fattivo, responsabile e appassionato contributo».
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