BAGNARA CALABRA A Bagnara, una struttura destinata dalla Curia arcivescovile di Reggio Calabria a ospitare 24 minori migranti non accompagnati sbarcati nelle settimane scorse nel porto di Reggio, è stata presa di mira nella notte da persone ancora ignote che hanno danneggiato materassi e prese elettriche. Lo ha reso noto don Davide Imeneo, responsabile dell’Ufficio diocesano della comunicazione della Curia. A Bagnara, spiega don Imeneo in una nota, «avrebbero dovuto trovare accoglienza 24 minori e in meno di 15 giorni abbiamo provato a rendere accoglienti e attrezzati gli ambienti, selezionato il personale e avviato il lavoro formativo. Tutto ciò incontrando e superando molte difficoltà di ordine pratico e purtroppo, in alcuni casi, anche ambientale».
«Dall’estate 2014 – afferma il sacerdote – Reggio Calabria fronteggia un numero di sbarchi che a oggi supera le 40mila unità. Fin dal principio l’Arcidiocesi di Reggio-Bova, attraverso l’attività dei due uffici Pastorali Caritas e Migrantes, per dare risposte concrete, ha dato vita a un Coordinamento di enti e associazioni cattoliche denominato “Coordinamento Diocesano Sbarchi” che opera con attività di esclusivo volontariato al Porto durante gli sbarchi. Il nostro servizio tuttavia non si è fermato al porto ma abbiamo avuto modo di prenderci cura di loro negli ospedali, nelle strutture di prima accoglienza, per strada. Con la stagione estiva è in atto una vera e propria emergenza umanitaria e di fronte ad una precisa richiesta della Prefettura e degli Enti locali di strutturare servizi di prima accoglienza in particolare per i minori, su impulso del nostro arcivescovo, abbiamo sentito il dovere morale e cristiano di pensare a risposte adeguate. Per questo la Caritas diocesana, insieme all’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, alla parrocchia San Nicola di Bari S. Maria della Neve, all’associazione Centro reggino di solidarietà, all’associazione Abakhi e alla comunità religiosa dei Padri Somaschi, hanno risposto alla proposta dei Comuni di Reggio Calabria e Bagnara mettendo a disposizione alcuni posti letto per la “Prima accoglienza di minori stranieri non accompagnati”».
«Abbiamo provato – conclude don Imeneo – a immaginare e strutturare un modello che non privilegi i grandi numeri e che invece preveda strutture a misura d’uomo, con piccoli gruppi e in spazi adeguati».
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