REGHION | Fortugno e Barbieri si difendono






REGGIO CALABRIA Fatta eccezione per Bruno Fortugno e Vincenzo Barbieri, si sono avvalsi tutti della facoltà di non rispondere i fermati reggini dell’operazione Sistema Reghion, che ha svelato il volto degli uomini che per anni hanno permesso all’avvocato Paolo Romeo di ingerire nella pianificazione dei Lavori Pubblici a Reggio Calabria. Secondo quanto filtra, Fortugno, assistito dall’avvocato Sergio Laganà, avrebbe assicurato di non aver mai redatto il bando relativo alla depurazione e al servizio idrico integrato tagliato su misura per il consorzio Accion Agua-Idroreghion, ma semplicemente lo studio di fattibilità finito poi agli atti di quella gara. Ma al gip, forte degli accertamenti patrimoniali che lo faranno finire di fronte al gup il prossimo 20 luglio nell’ambito del procedimento Fallara bis, ha anche assicurato di poter giustificare centesimo per centesimo il proprio reddito, sulla base dei compensi accertati dalla polizia giudiziaria e contestati da un altro pm della stessa procura di Reggio Calabria. Ha invece respinto tutte le accuse, negando rotondamente il proprio coinvolgimento Vincenzo Barbieri.
Tutti gli altri – Marcello Cammera, il fratello Franco Antonio, Alberto e Mario Scambia – hanno invece preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. I difensori di Cammera ci hanno però tenuto a far sapere che «l’architetto Marcello Cammera avrebbe voluto rispondere alle domande ma ha seguito l’indicazione di non rispondere data dai suoi legali attesa la non conoscenza di tutti gli atti processuali». In giornata, si attende la decisione del gip sulla convalida o meno del fermo disposto nei confronti del dirigente e dei suoi coindagati.

Alessia Candito
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