REGGIO CALABRIA È giunta nel porto di Reggio Calabria la nave di Medici senza frontiere Bourbon Argos con a bordo 541 migranti, tra i quali 72 donne, 79 minori non accompagnati e sette accompagnati, di origine prevalentemente subsahariana. Dopo lo sbarco, cinque migranti sono stati portati in ospedale. Uno di loro è stato ferito da un colpo d’arma da fuoco sparato, probabilmente, prima dell’inizio del viaggio sul barcone dal quale è stato salvato insieme agli altri. Tra i ricoverati anche un sospetto caso di tubercolosi. Individuati anche 101 casi di scabbia. Dopo lo sbarco e le prime operazioni di accoglienza, coordinate dalla Prefettura di Reggio Calabria, i migranti sono stati destinati a strutture in varie regioni in base al piano di riparto del ministero dell’Interno.Sono appena terminate le operazioni di sbarco al porto di Reggio Calabria, dove sono arrivate 541 persone (di cui 72 donne e 7 bambini) recuperate al largo della Libia, davanti a Sabratah, in 6 operazioni di soccorso iniziate il 12 luglio all’alba, e che hanno coinvolto la nave Bourbon Argos di Medici Senza Frontiere/Msf, insieme ad imbarcazioni di altre organizzazioni.
Tra loro anche Joseph, di solo un mese, a bordo con i genitori e la sorella maggiore. La mamma Olamide, nigeriana di 27 anni, ha ricominciato ad allattarlo appena arrivata a bordo. Racconta al team di MSF alcuni attimi del viaggio:“è stato impossibile tenerlo tra le mie braccia durante la traversata, ero schiacciata nel gommone con altre 120 persone, non riuscivo nemmeno a muovere le gambe, non sono riuscita ad allattarlo per tutto il tempo. Accanto a me, mio marito Bakari, di 28 anni, che teneva in braccio il nostro secondo figlio Imael di tre anni. Piangevo durante la traversata, ero terrorizzata che da un momento all’altro le assi del nostro gommone potessero spaccarsi e il tubo di gomma esplodere. Il fondo è fissato con dei lunghi chiodi, rivolti verso l’alto, un vero tappeto che impedisce di stendersi. Cosa ci sarebbe successo?”. Joseph è nato a Sabratah in Libia in una casa abbandonata dove la famiglia, insieme ad altre centinaia di persone aspettava la partenza. Durante il parto è stata Zeyneb, la sorella maggiore di Olamide, a seguire il travaglio. Sono tante le donne incinte costrette a viaggiare e a trovarsi bloccate durante il loro percorso verso l’Europa, senza accesso a cure o assistenza medica. Non è la prima volta che a bordo della Bourbon Argos incontriamo neonati, giovani mamme cha hanno appena partorito o donne costrette ad affrontare la traversata nonostante la gravidanza.
Il coordinatore delle operazioni di Medici Senza Frontiere a bordo, Kim Klausen, sottolinea come «la traversata del Mediterraneo è terrificante: vedere le persone ammassate su gommoni, sapere che sono partiti su queste imbarcazioni insicure, a rischio di naufragi e soffocamento. Il primo gommone che abbiamo recuperato aveva già iniziato a sgonfiarsi durante la traversata. Se fossimo arrivati qualche minuto più tardi sarebbero tutti morti annegati. La mancanza di misure concrete per raggiungere l’Europa in modo sicuro obbliga queste persone a intraprendere viaggi lunghi e rischiosissimi. La maggior parte delle persone in fuga dalla Libia via mare ci riferisce di violenze: pestaggi, omicidi, violenze sessuali, espulsioni di gruppi vulnerabili nel deserto e detenzione prolungata. Non gli resta altra scelta che di intraprendere questo viaggio, unica via di fuga da questo orrore. Ognuno di loro ha una storia da raccontare sul perché si é costretti a rischiare la vita per raggiungere l’Europa. Non lasciamoli morire in mare».
Dall’inizio delle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo Centrale, i team di MSF a bordo della Dignity I, della Bourbon Argos e dell’Acquarius (in partnership con SOS Méditerranée) hanno soccorso 7785 persone in 59 operazioni di soccorsi.
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