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LA SANTA | I posti di lavoro gestiti dagli "invisibili"

REGGIO CALABRIA La ‘ndrangheta, grazie agli “invisibili” che tiravano le fila dal loro organismo segreto, non solo riusciva ad ingrassare i patrimoni dei boss e dei “clientes” dei politici, ma era …

Pubblicato il: 16/07/2016 – 15:24
LA SANTA | I posti di lavoro gestiti dagli "invisibili"

REGGIO CALABRIA La ‘ndrangheta, grazie agli “invisibili” che tiravano le fila dal loro organismo segreto, non solo riusciva ad ingrassare i patrimoni dei boss e dei “clientes” dei politici, ma era riuscita a darsi l’immagine di “agenzia sociale, economica”, in definitiva “il vero dominatore dell’area” di Reggio. E lo strumento per questa operazione erano le società miste di cui si era dotato il Comune di Reggio Calabria, grazie alle quali, in una realtà economicamente depressa, le cosche potevano “porsi esattamente nei termini di agenzia di collocamento di forza lavoro”. E’ quanto evidenzia il gip Domenico Santoro nell’ordinanza di custodia cautelare “Mammasantissima”. Le società miste, evidenzia il gip, “erano uno degli obiettivi della ‘ndrangheta” e le vicende della Multiservizi, al pari di quelle di Fata Morgana e di Leonia, finite al centro di altre inchieste, “dimostrato che essa se ne è impossessata”.
“Il meccanismo perverso che si è determinato – scrive il gip – ha visto i politici interagire con la ‘ndrangheta, creare un sistema clientelare di assunzioni che ha servito entrambi i poli del patto sinallagmatico. Da un lato la ‘ndrangheta si è ingrassata, dall’altro, ha giovato finanche di assunzioni, in ogni caso i clientes della politica si sono inseriti nelle società miste, le hanno sfiancate con le continue forme di drenaggio di risorse economiche e con le assunzioni richieste ed ottenute, con il risultato che si è creato un sistema di malaffare, in cui l’interesse pubblico sotteso alla ragione per cui il legislatore aveva previsto le società miste è passato veramente sullo sfondo. E, peraltro, esse sono divenute uno dei momenti dimostrativi della capacità della ‘ndrangheta di essere agenzia sociale, economica, il vero dominatore di questa area”. E questo meccanismo di “apprensione” delle società miste – utile anche a creare un bacino elettorale da riversare sui candidati scelti dal direttorio segreto della ‘ndrangheta, è stato “diretto dalla componente riservata, che ha, con saggezza, prudenza, costanza, preparato il terreno che ha consentito, per primi ai De Stefano, di lucrarne enormi vantaggi in termini non solo economici ma anche di riconoscenza sociale. E ciò si è verificato per i De Stefano come per i Tegano, per i Fontana e per tutte le altre cosche poi intervenute nel settore dei rifiuti con riguardo alla Leonia”. “Ovvio era – scrive il gip – che l’interlocuzione preliminare a tale progetto non potesse avvenire con la parte visibile della ‘ndrangheta da parte di chi era disposto a questa cessione di sovranità democratica. Ecco perché è intervenuta, in quei frangenti, quella componente riservata che esisteva già da tempo e che faceva capo a Giorgio De Stefano ed al suo storico sodale Paolo Romeo”.
“Insomma – sottolinea il giudice – il grande tema, per la ‘ndrangheta, era (ovviamente non solo quello ma, sul versante pubblico, precipuamente) quello del controllo delle società miste: tutte. E un uomo che, come Romeo, conosceva le dinamiche proprie di una competizione amministrativa in cui aveva finanche deciso quali liste dovessero essere presentate, e quali candidati, e che aveva eletto Antonio Stefano Caridi a prossimo uomo di governo, non poteva che conoscere tutte le dinamiche sottese alla distribuzione delle esternalizzazioni”.

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