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«Hai chiamato la Municipale? E io ti ammazzo»

REGGIO CALABRIA C’è un banale incidente automobilistico dietro l’intimidazione subita dall’officina Giunta ad opera di Filippo Chirico, reggente della cosca Libri, per questo motivo fermato per ord…

Pubblicato il: 18/07/2016 – 17:55
«Hai chiamato la Municipale? E io ti ammazzo»

REGGIO CALABRIA C’è un banale incidente automobilistico dietro l’intimidazione subita dall’officina Giunta ad opera di Filippo Chirico, reggente della cosca Libri, per questo motivo fermato per ordine della Procura. Insieme a lui, è indagato il fratello Angelo, che lo ha accompagnato durante il raid.

LA MUNICIPALE NO A rivelarlo agli investigatori è stato il capo-meccanico dell’officina e nipote del proprietario, Antonio Saraceno, era stato tamponato dal figlio di Filippo Chirico, Pasquale. Il ragazzo, a bordo di uno scooter, non aveva rispettato uno stop, finendo addosso all’auto guidata da Saraceno. Nessun problema per il ragazzo, solo un po’ ammaccato dall’impatto. Quello che Chirico senior non ha gradito è che Saraceno avesse chiamato la Municipale per i rilievi. È stato lui stesso a chiarirlo a brutto muso al meccanico un paio di ore dopo l’incidente.

«TI AMMAZZO, TI SPACCO» Accompagnato dal fratello Angelo, il reggente della cosca Libri si è infatti presentato in officina, pretendendo di parlare con Saraceno. Dopo essersi presentato come “Filippo Chirico di Cannavò”, dunque con un voluto, esplicito richiamo al feudo storico dei Libri, avrebbe iniziato a minacciare pesantemente Saraceno. «Ti spacco tutto, ti ammazzo, non ti dovevi permettere di chiamare la Municipale» sono state le parole di Chirico, poco prima di voltare le spalle e avviarsi verso l’uscita dell’officina. A Saraceno è bastato alzare le braccia in segno di disappunto per far scatenare una nuova, pesantissima reazione di Chirico. Il fratello dell’uomo, rimasto a bordo dello scooter, ha infatti segnalato a Chirico il gesto di insofferenza del meccanico. E lui è esploso.

PROMESSE«Ora torno e vi sparo a tutti», ha promesso. E poco meno di mezz’ora dopo si è ripresentato per mantenere quanto promesso. Lo ha confermato agli investigatori, chiamati da Saraceno, anche lo zio e proprietario dell’officina, Giuseppe Giunta. Ma ad inchiodarlo sono state soprattutto le telecamere di videosorveglianza che hanno ripreso l’intera scena. Per gli investigatori, non è stato difficile, trovare lo scooter che i fratelli Chirico avevano utilizzato per raggiungere l’autofficina, tanto meno i caschi che i due hanno utilizzato.

INTIMIDAZIONE MAFIOSA Per i pm Giuseppe Lombardo, Stefano Musolino, Walter Ignazitto e Annamaria Frustaci, non c’è dubbio che sia stato Chirico a sparare contro l’autofficina. E non c’è dubbio che si tratti di «fatti criminosi indicativi dell’arroganza criminale di Filippo Chirico». Un’intimidazione di chiara matrice mafiosa perché le minacce che ha proferito «al di là delle sottostanti ragioni familiari (il sinistro stradale occorso a Pasquale Chirico), sono state pronunciate “firmandole” con l’indicazione della loro provenienza da un soggetto noto come esponente di spicco della cosca Libri, storicamente radicata nel quartiere Cananvò e nelle aree limitrofe, evocando la forza criminale del gruppo ‘ndranghetista».

INASCOLTATO MONITO PER IL FUTURO Ma la vittima non si è piegata di fronte al casato mafioso e questa ribellione ha scatenato la reazione del reggente. «La spregiudicata azione ritorsiva, culminata nell’inquietante esplosione di colpi d’arma da fuoco, si spiega con la volontà di compiere un gesto eclatante, idoneo – nelle intenzione dei suoi autori – a richiamare all’ordine gli insubordinati, facendo loro comprendere (a mo’ di avvertimento per il futuro) le conseguenze di tali intollerabili comportamenti».

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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