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Sparò alla ex, condannato a 8 anni

REGGIO CALABRIA Ha sparato contro la sua ex, ferendola gravemente ad una gamba, per questo motivo il ventiduenne reggino Davide Assumma è stato condannato ad otto anni di carcere. Una pena pesante …

Pubblicato il: 18/07/2016 – 17:18
Sparò alla ex, condannato a 8 anni

REGGIO CALABRIA Ha sparato contro la sua ex, ferendola gravemente ad una gamba, per questo motivo il ventiduenne reggino Davide Assumma è stato condannato ad otto anni di carcere. Una pena pesante nonostante la diminuzione di un terzo di pena prevista dal rito, ma assolutamente congrua rispetto al quadro accusatorio costruito dal pm Sara Amerio sulla base delle indagini della Mobile. Lo sparo con cui il 27 febbraio scorso Assumma ha ferito l’ex fidanzata è stato infatti solo l’ultimo di un rosario di sopraffazioni che la giovane ha dovuto subire, dopo ave deciso di chiudere con lui. Tutti abusi che la giovane ha rivelato al pm e agli investigatori, fornendo prove e riscontri che hanno permesso di contestare ad Assumma non solo il porto abusivo di arma da fuoco o le lesioni personali aggravate, ma anche lo stalking e la tentata violenza sessuale.

SILENZIO Accuse dal quale i legali hanno tentato di difenderlo invocando un disturbo psichiatrico e comportamentale, ma senza esito. Da parte sua, il ragazzo non ha mai spiegato cosa avesse intenzione di fare il 27 febbraio scorso, quando si è appostato all’interno del palazzo dell’ex ragazza, portando con sé una pistola che non aveva alcun titolo ad avere o usare. Non ha mai detto cosa gli sia passato per la testa, quando lei, per l’ennesima volta, è stata costretta a spiegargli di non aver alcuna intenzione di parlare, di non aver nulla da chiarire, di non voler più avere nulla a che fare con lui. Non ha mai chiarito cosa volesse fare davvero quando ha impugnato la pistola e le ha sparato alle gambe, forse qualche secondo dopo averle chiesto di tornare insieme, giurandole amore.

UN CALVARIO È toccato a lei, dolorante per le ferite e il delicato intervento che ha dovuto subire, raccontare agli investigatori della Mobile, cosa fosse successo. Ma soprattutto come quell’episodio, non fosse stato che l’ultima di una lunga serie di violenze, iniziate ben prima che la storia con Assuma finisse. Geloso in modo morboso, se non ossessivo, fin dall’inizio della loro relazione – e lo confermeranno agli investigatori anche le amiche di lei – il 22enne ha iniziato a controllare movimenti, contatti e amicizie della ragazza, a obbligarla a modificare abitudini e stile di vita. Pressioni che in breve sarebbero diventate minacce così pesanti da farle temere per la sua stessa vita.

CONCRETE MINACCE DI MORTE Almeno un paio di volte – ha confessato la ragazza agli investigatori – ha creduto che lui fosse davvero pronto a ucciderla. È successo quando l’ha trascinata sui binari della ferrovia, minacciando di farla travolgere dal treno in arrivo, o quando l’ha spinta sul bordo di un balcone senza protezioni, dicendole di buttarsi giù. Sarebbe successo – e stavano insieme solo da cinque mesi – quando senza ragione alcuna ha iniziato a picchiarla selvaggiamente con schiaffi e calci così forti da farla sbattere contro il muro. Violenze continuate poi per mesi, ma che lei non ha avuto mai la forza o il coraggio di denunciare, nonostante lividi e segni le macchiassero regolarmente il corpo e il viso. Solo nel gennaio scorso, la ragazza ha trovato la forza per dire basta e mettere un punto a quella relazione tossica. Ma il suo calvario non è finito.

PERSECUZIONE Assumma avrebbe continuato a pedinarla per strada e a braccarla sui social, l’avrebbe tempestata di chiamate e messaggi, più volte – incontrandola per strada o presentandosi nel bar in cui lei lavorava – le avrebbe fatto capire di essere pronto a tutto, anche a ucciderla. Un dito passato lentamente sulla gola, mimava il coltello che avrebbe potuto usare. La pistola che spudoratamente portava alla cintola, pur senza averne alcun titolo, l’arma che – presumibilmente – con cui era pronto a spararle. Una minaccia che il 27 febbraio è diventata concreta.

LA FUGA Dopo averla ferita, le avrebbe voltato le spalle e sarebbe corso via. Sono stati i parenti a soccorrere la ragazza e ad allertare il 118, che l’ha immediatamente trasportata in ospedale, mentre la Mobile iniziava a stringere il cerchio attorno al ragazzo. Alla madre e a un’amica lei lo ha detto subito: «È stato Davide». Ma quando vicini e parenti sono usciti di casa, allarmati dalle grida della ragazza ferita, di lui nel palazzo non c’era più traccia. La sua fuga però è durata poco. Poco dopo mezzanotte era già in Questura.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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