COSENZA «La cosca Muto si muoveva come una multinazionale, diversificava le proprie attività e gli interessi economici per avere il controllo assoluto del territorio, controllava quasi il respiro in questo territorio». Lo ha detto il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, ai microfoni di RaiNews24, commentando l’operazione dei Ros nelle province di Cosenza e Salerno che ha portato all’arresto di 58 affiliati alla ‘ndrangheta. «Oggi abbiamo colpito i vertici di una delle famiglie più importanti della ‘ndrangheta della famiglia Muto di Cetraro che tra l’altro controllova il pescato di tutte le imbarcazioni che operavano sulla costa cosentina», ha spiegato Gratteri sottolineando che «ordinavano a tutti i pescatori che tipologia di pesce volevano, se non era quello imponevano di buttarlo in mare: controllavano questo pescato che rivendevano alla grande distribuzione e a tutti i ristoratori della fascia tirrenica cosentina». Tra gli indagati anche diversi amministratori giudiziari: «Infedeli, asserviti alle organizzazioni mafiose, perché beni confiscati continuavano a essere gestiti dalla cosca. Per questi amministratori giudiziari abbiamo chiesto misure interdittive, che non sono state accolte ma faremo appello», ha aggiunto Gratteri. «Ai fini della credibilità dello Stato non è possibile che beni sequestrati alla mafia continuino a essere nella disponibilità dei mafiosi».
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