COSENZA Non solo le immagini delle telecamere di videosorveglianza, messe in particolare nei pressi del porto, ma anche le dichiarazioni del nuovi collaboratori di giustizia del Cosentino, finite nelle carte dell’inchiesta “Frontiera” che ha colpito la cosca di Cetraro. I pentiti certificano «la persistenza del monopolio di Franco Muto nella distribuzione del pescato».
Adolfo Foggetti, il 21 aprile del 2014, ha dichiarato di avere iniziato ad avere rapporti con Antonio Mandaliti (referente dei Muto per la zona di Diamante), nel corso del 2010, di avere personalmente verificato che il pesce viene distribuito lungo la costa tirrenica solo dai Muto i quali «impongono prezzo e quantità ai ristoratori». Foggetti ha raccontato di avere visitato l’azienda Eurofish e di avere constatato come sia amministrata da Franco Muto che si avvale delle collaborazione di Pier Matteo Forestiero e del genero Andrea Orsino.
LA GESTIONE DEL MERCATO ITTICO Il collaboratore ha continuato a riferire della gestione del mercato ittico da parte dei Muto anche il 14 novembre 2015, spiegando che Alfredo Palermo imponeva il pescato nel territorio di Paola, mentre Francesco Di Puppo lo imponeva a Cosenza e Rende. La “gola profonda” cosentina citava anche Andrea Orsino che, tra il 2012 e il 2013, era stato accusato di «gestire malamente l’impresa e, pertanto, era stato sostituito da Forestiero Pier Matteo, sebbene, in epoca più recente, aveva appianato i contrasti, tornando a gestire, sempre assieme a Forestiero, l’impresa ittica della famiglia Muto». Le dichiarazioni di Foggetti sono confermate da Daniele Lamanna che collabora con la giustizia da alcuni mesi. «Lamanna – scrivono i magistrati – è sempre stato tra i fedelissimi di Michele Bruni, assieme al quale è transitato, con il rango di santista nella cosca confederata che, intorno al 2008, si è costituita a Cosenza fra gli uomini di Francesco Patitucci ed Ettore Lanzino, i Bruni e gli Zingari. Sulle orme di Foggetti instaura intensi rapporti con Antonio Mandaliti e con Luigi Muto». Lamanna ha raccontato di essere stato convocato da Franco Muto, assieme a Rinaldo Gentile, che è uno storico componente del clan Lanzino, perché le pescherie di Cosenza, cui monopolizzava l’offerta di pescato, non pagavano le forniture.
IL RACCONTO DI MONTEMURRO Le dichiarazioni di Foggetti trovano «ulteriore ed eloquente conferma» – scrivono i magistrati – in quelle di Giuseppe Montemurro che gestiva, per conto delle cosca cosentina, l’imposizione di servizi di buttafuori nei locali notturni. Le sue conoscenze sono «particolarmente importanti perché, proprio per gestire i servizi di buttafuori, nel periodo estivo, sulla costa tirrenica, stringeva rapporti con Giuseppe Fiore uno dei fiduciari di Luigi Muto. Fiore gli raccontava del monopolio dell’offerta di pescato dei Muto, del ruolo di Pier Matteo Forestiero che, uscito dal carcere, aveva sostituito Andrea Orsino. Montemurro ha riferito che i Muto avevano saturato anche la vendita di pescato al minuto allestendo, per il tramite dei dipendenti dell’Eurofish, una serie di pescherie». I carabinieri della Sezione del Ros di Salerno sono riusciti a individuare i due imprenditori indicati da Adolfo Foggetti cui venivano imposti i servizi di lavanderia e il pescato. Dall’attività di indagine è emerso come i lavoratori della Eurofish «recuperavano i crediti per le forniture di pescato, per il tramite della carica di intimidazione di Franco Muto, cui fanno subdolo riferimento. Questo – scrivono i magistrati della Dda – consente loro di piegare le resistenze del debitore che esegue, pedissequamente, le loro disposizioni senza contrattare importi, tempi e modalità di consegna delle partite di danaro».
IL MONOPOLIO DELLE VENDITE A COSENZA E RENDE Ulteriori conferme provengono dal pentito Francesco Galdi che ha parlato dell’influenza che Franco Muto aveva sui malavitosi cosentino e, soprattutto, del monopolio delle vendite di pescato per Cosenza e Rende che i Muto perpetravano per il tramite delle pescherie di Umberto Di Puppo. Anche il collaboratore Angelo Colosso ha riferito del monopolio di Franco Muto nel mercato ittico che si perpetuava persino dopo la detenzione del figlio Luigi e del fatto che i Di Puppo avevano aperto a Cosenza delle pescherie che si rifornivano di pescato dai Muto.
Del monopolio del pescato di Franco Muto e di quello del genero, Andrea Orsino, ha parlato pure il collaboratore Mattia Pulicanò, che ha reso dichiarazioni definite «importanti» dai magistrati perché, per conto del suocero, che gestiva un ristorante, si riforniva di pesce dall’Eurofish, «ragione per la quale poteva egli, personalmente, constatare che l’impresa ittica era effettivamente gestita da Orsino, che non fatturava le vendite, limitandosi a dotarlo di ddt per giustificare il trasporto».
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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