CATANZARO Una sentenza pesante quella che la corte d’Assise di Catanzaro, dopo quasi nove ore di camera di consiglio, ha pronunciato contro gli esponenti dei clan Patania e Mancuso. Il processo “Gringia” – nato dall’omonima operazione mirata a far luce sulla guerra di mafia fra il Patania di Stefanaconi e il gruppo dei Piscopisani – si è concluso con 8 ergastoli, di cui sei con isolamento diurno, una condanna a 30 anni e due assoluzioni. Sono state accolte quasi in toto le richieste del sostituto procuratore della Dda Camillo Falvo. L’ergastolo con isolamento diurno è stato inflitto a Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, boss di Limbadi, Salvatore Patania, Pino Patania, Salvatore Callea, Giuseppe Comito, Saverio Patania. Ergastolo senza isolamento diurno per Francesco Lopreato e Salvatore Loielo. Trenta anni sono stati inflitti a Cosimo Caglioti. Assolti Giuseppina Iacopetta, vedova di Fortunato Patania, e Nazzareno Patania. Quattro gli omicidi oggetto del processo. Una cruenta faida che ha portato tra il 2011 e il 2012 all’uccisione di Michele Mario Fiorillo, Giuseppe Matina (detto appunto “Gringia”), Francesco Scrugli, Davide Fortuna. Sei i tentati omicidi: Rosario Fiorillo, Francesco Calafati, Francesco Scrugli, Rosario Battaglia, Raffaele Moscato e Francesco Meddis.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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