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L'autogol di Aieta e quel parlamentare Pd "a braccetto" con Muto

Quando abbiamo letto che il consigliere regionale Giuseppe Aieta, ex sindaco di Cetraro, aveva deciso di sospendersi dal Pd lamentando la mancanza di agibilità democratica nella sanità calabrese, i…

Pubblicato il: 22/07/2016 – 13:07
L'autogol di Aieta e quel parlamentare Pd "a braccetto" con Muto

Quando abbiamo letto che il consigliere regionale Giuseppe Aieta, ex sindaco di Cetraro, aveva deciso di sospendersi dal Pd lamentando la mancanza di agibilità democratica nella sanità calabrese, il pensiero è stato: finalmente qualcuno prende l’iniziativa. Era parso, infatti, di poter ritenere che Aieta si riferisse a quanto emerge nelle indagini della Direzione distrettuale antimafia sui corposi interessi del clan Muto proprio nel settore della sanità. Di alcuni ospedali, in particolare Paola e Cetraro, sotto il controllo del clan. Delle diverse strutture private che, direttamente o indirettamente, fanno riferimento al boss Muto e al suo famiglio criminale.
Addirittura abbiamo pensato che Aieta, che certe cose le avrà sentite dire da sindaco di Cetraro, potesse riferirsi alla difficoltà di stare in un partito, il Pd, del quale un autorevole rappresentante si ritroverebbe in queste ore al centro di indagini della Dda per via dell’assidua frequentazione con un boss della sanità privata cetrarese sospettato di essere intestatario di cliniche per conto dei Muto.
Si ha notizia, infatti, di un parlamentare calabrese del Pd, purtroppo un omissis copre ancora il suo nome, che avrebbe scorrazzato per il Cosentino utilizzando un’autovettura di proprietà del facoltoso imprenditore privato oggetto delle indagini della Procura distrettuale di Catanzaro. Peccato, per il parlamentare, che quella macchina era imbottita di “cimici” piazzate dalla Dda e quindi ecco narrate agli inquirenti, le aspettative del boss, i suoi interessi, la necessità di contare sul territorio. Anche per il trasferimento di una dirigente amica all’interno delle Poste italiane, il boss chiede e il parlamentare esegue.
Che delusione scoprire, invece, che ad impedire l’agibilità democratica, secondo Aieta, non sono gli uomini del clan Muto, i loro prestanome, i politici di riferimento. Niente affatto: i nemici della democrazia sono i commissari Scura e Urbani. Di colpe ne avranno anche loro, per carità, ma non tali da pareggiare con quello che emerge dalle inchieste della magistratura, a Reggio come a Cosenza.
Certo, la nuova rete ospedaliera è ascrivibile alle scelte e alle responsabilità dei commissari Scura e Urbani ma pare che tale rete altro non è che il risultato dell’assemblamento fra loro degli “atti aziendali” proposti e deliberati dai direttori delle cinque Asp, nominati non da Urbani e neanche da Scura, bensì dalla Giunta regionale.
Ha dato un’occhiata il consigliere Aieta all’atto aziendale confezionato dal direttore generale dell’Asp di Cosenza? Sa chi è? Sa a quale coppia politica fa riferimento? Sa chi lo ha nominato? Di sicuro lo sa il governato(re) Mario Oliverio, posto che i decreti di nomina recano la sua firma. Infatti Oliverio ha convocato i direttori generali per chiedere loro di sospendere l’adozione dei rispettivi atti aziendali.
Ormai, però, il dado è tratto e adesso non resta che attendere la risposta di Matteo Renzi alla lettera di Giuseppe Aieta. Il premier ha garantito che non appena avrà sistemato le cose in Turchia, regolato i conti con D’Alema, ripianato le contestazioni al ministro Padoan, raggiunto un accordo per la riforma della legge elettorale, inquadrato le nuove linee di comunicazione per i referendum di ottobre, concluso il tour che lo vedrà a Berlino con la Merkel ed a Parigi con Hollande, concluso i lavori del Consiglio dei ministri alle prese con nomine delicatissime quanto urgenti e risposto alle pressioni di Mario Draghi per la messa in sicurezza del sistema creditizio italiano, risponderà alla lettera di Giuseppe Aieta, che porta con sé nel taschino interno e farà in modo di interrompere immediatamente la sua autosospensione dal Pd.

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