CATANZARO L’estate ancora per la Calabria deve arrivare. Almeno stando ai dati delle principali arterie stradali e degli snodi aeroportuali. Numeri avvalorati anche dagli operatori del settore. Confermando ancora una volta come per la nostra regione il turismo non sia un’occasione da cogliere. Da potenziale volano di sviluppo, infatti, il comparto rimane sempre più confinato nell’eterno limbo della sufficienza.
I flussi autostradali sulle principali arterie – la Salerno-Reggio e la statale 106 jonica – nonostante dovremmo essere già da tempo in piena stagione turistica registrano tutt’altro che dati record di affluenza. Stesso discorso vale sul versante dei voli. Con lo scalo di Reggio a replicare pressoché i numeri degli anni passati e Lamezia ad assorbire praticamente il traffico passeggeri di quanto non viene più offerto dall’aeroporto di Crotone.
Eppure questo doveva essere un anno di svolta vista l’inversione di tendenza – seppur timida – registrata dall’economia italiana. Che avrebbe dovuto trasferirsi in una maggiore spesa nel terziario e dunque nelle vacanze. Senza contare l’apporto essenziale che sarebbe dovuto arrivare anche dall’estero. Dove ai segnali di ripresa economica decisamente più robusti che in Italia si sono sommati gli effetti dirompenti della strategia del terrore innescata dalla raffica di attentati registrati nelle principali mete turistiche soprattutto del Mediterraneo.
Una spirale che avrebbe dovuto attrarre, o meglio sta attraendo molti turisti in Italia, ma evidentemente non in Calabria. Una regione – stando ai numeri – non ritenuta particolarmente attraente per il grande turismo dei Paesi del Nord Europa, del Giappone e degli Stati Uniti. Storicamente le aree da cui provengono i flussi turistici più interessanti in termini di ricadute economiche sul territorio. «Ci aspettavamo decisamente molto di più – afferma Demetrio Metallo, vicepresidente nazionale e calabrese dell’Associazione direttori d’albergo – da questa stagione. Soprattutto in termini di prenotazioni e arrivi di turisti stranieri. E invece il dato che prevale è quello della stazionarietà». Secondo il rappresentate di categoria, se qualche segnale è arrivato non deriva dall’incremento dei turisti. Ma da un effetto a cascata del boom di presenza registrato in Puglia. «La fascia jonica, e soprattutto quella a ridosso della Puglia – sostiene – sta registrando dati positivi già da un paio di anni. All’alto Jonio cosentino sta beneficiando del successo che le mete del Salento e del Gargano stanno ottenendo. Saturando le strutture ricettive pugliesi i visitatori si stanno dirigendo verso le località più prossime a quei luoghi». Un fenomeno che è un chiaro messaggio alla politica regionale. «Nonostante il grande impegno che sta dimostrando il governatore – afferma Metallo – stiamo scontando l’assenza da troppi anni di un assessore che possa incidere seriamente sul settore. Occorre una figura che si occupi direttamente e a tempo pieno di un settore nevralgico per la crescita della regione». Nella riflessione dell’esponente nazionale dell’Ada anche «la poca attenzione riservata dalla politica locale nella gestione della depurazione». «La ribellione dei turisti nel Vibonese contro il mare sporco – sottolinea – è evidente che avrà ripercussioni anche nel futuro. E se ad essere colpita è una delle aree vetrina della nostra regione a soffrirne saremmo tutti noi». Per Metallo, «il netto miglioramento della viabilità lungo l’autostrada, ormai sgombra da molti cantieri, non è sufficiente». «È necessario puntare con decisione sul marketing territoriale ma soprattutto credere nelle reali potenzialità che questo settore potrebbe offrire in termini di crescita dell’intera economia. E di conseguenza adottare politiche lungimiranti».
Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it
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