LAMEZIA TERME Tanti dati, poca chiarezza e tanta disinformazione. Tutto questo, e molto altro ancora, ruota intorno al problema del mare. Una storia che si ripete ciclicamente ogni anno in questo periodo e sempre in questo periodo se ne prende atto. A Lamezia, le cui acque negli ultimi tempi sono state oggetto di numerose segnalazioni e proteste da parte dei bagnanti, un incontro pubblico ha cercato di fare il punto della situazione sulla condizione del mare. «Lasciare da parte le proteste e cercare di ragionare sulle cause e sui motivi strutturali che sono alla base del “mare mostrum”», questo l’invito che Costantino Fittante, presidente del centro Riforme-Democrazia-Diritti, ha rivolto ai numerosi presenti che hanno riempito una delle sale di Palazzo Nicotera. Assente la politica regionale, invitata a partecipare nei giorni scorsi, alla quale Silvio Greco rivolge un accorato appello. «La Calabria ha bisogno della politica ma soprattutto di un piano di depurazione e di un piano per i rifiuti – continua Greco –, perché senza la differenziata molti rifiuti finiscono in mare». Ex assessore regionale all’ambiente, ed ora consulente presso il Ministero dell’ambiente, Silvio Greco tira le orecchie in particolare all’Arpacal. «Loro parlano di fioritura algale, ma questa è una barzelletta, perché è un chiaro segnale di inquinamento», spiega. La confusione si registra anche per quanto riguarda i dati ministeriali, che negli scorsi mesi non sono stati in grado di definire le corrette zone di balneazione sulle coste calabresi. Illustrate dal geologo Mario Pileggi, le statistiche non sembrerebbero consegnare alla Calabria una situazione peggiore rispetto a quella di altre regioni.
Un problema, quello dei depuratori, che riguarda anche e soprattutto i comuni dell’entroterra, che il più delle volte non hanno sistemi di depurazione e in alcuni casi anche di fognatura adeguati e che, vista la conformazione morfologica della Calabria, tendono a scaricare verso il mare. Una questione legato anche ai privati, dunque. Così come le aziende presenti sul territorio lametino. «Lamezia produce da sola più olio della Liguria e della Toscana messe insieme, ma gran parte degli scarti finisce nei depuratori o direttamente nel mare», continua ancora Greco.
«Monitorare le aziende sul territorio e soprattutto bonificare l’intero territorio». È ciò che invece chiede Pietro Putame, sindaco di San Pietro a Maida, dove un depuratore non era entrato in funzione per più di vent’anni a causa di un mancato collegamento all’energia elettrica.
Infine, l’ex assessore regionale, sostiene che il problema della depurazione potrebbe essere semplificato se paradossalmente i rifiuti fossero scaricati direttamente nel mare, che grazie alla sua caratteristica autodepurativa, impiegherebbe circa un anno per ritornare pulito. «Ma questo è impensabile, in un paese che punta alle grandi opere», conclude Greco.
Adelia Pantano
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