È andato a “Prevedibile/Imprevedibile. Eventi estremi nel prossimo futuro” (Rubbettino 2015) a cura di Emanuela Guidoboni, Vito Teti e Francesco Mulargia il primo premio per la sezione saggistica Parco Majella 2016. La cerimonia si è tenuta sabato scorso ad Abbateggio (PE) ed è stata condotta da Daniele Mocio, tenente colonnello dell’Aeronautica militare, nonché conduttore Rai di rubriche meteo. Nel saggio sono confluite alcune delle relazioni di un convegno tenutosi a Soriano, paese del Vibonese che ospita il Museo del terremoto diretto proprio da Guidoboni e alla cui progettazione ha partecipato anche Teti.
IL LIBRO Alluvioni, frane, terremoti, eruzioni vulcaniche hanno scritto e scrivono una storia dell’Italia in cui si succedono i disastri, con perdite di vite umane, danni economici enormi e sconvolgimenti sociali. Di questa storia non si vede la fine, e mentre nuovi tipi di rischi incombono, non abbiamo ancora limitato o evitato i disastri che già furono delle società antiche. Aggrapparsi alla previsione impossibile di un evento estremo, o alla presunta imprevedibilità di un disastro, può solo condurre a un immobilismo sterile quanto colpevole. Come trattano la previsione i geologi, i geofisici, i sismologi, i meteorologi? Cosa ne pensano i filosofi, gli storici, gli antropologi? Come si raccordano i saperi scientifici con la cultura diffusa del Paese, per lo più estranea ai temi del rischio e quasi rassegnata al fatalismo? Alcuni studiosi del settore scientifico e umanistico si confrontano qui per la prima volta, chiarendo metodi e risultati e scambiando riflessioni su un tema cruciale per il Paese. Per affrontare il futuro è necessario che la prevenzione non sia più una gigantesca utopia: per questo occorre ripartire dalla conoscenza, dai problemi e dai limiti della ricerca, ma anche dalle sue conquiste, assegnando alla parola prevedibilità un significato corretto e facendo della responsabilità il punto di partenza che può gestire anche le incertezze.
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