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Delitto Taranto, Mignolo condannato a 18 anni

COSENZA Diciotto anni di carcere per Domenico Mignolo. Il giudice per l’udienza preliminare Alfredo Cosenza ha condannato il giovane accusato dell’omicidio di Antonio Taranto, il 26enne ucciso il 2…

Pubblicato il: 28/07/2016 – 16:49
Delitto Taranto, Mignolo condannato a 18 anni

COSENZA Diciotto anni di carcere per Domenico Mignolo. Il giudice per l’udienza preliminare Alfredo Cosenza ha condannato il giovane accusato dell’omicidio di Antonio Taranto, il 26enne ucciso il 29 marzo 2015 a via Popilia, quartiere popolare della città dei Bruzi. Mignolo è stato giudicato con il rito abbreviato condizionato. Assieme a lui sono stati condannati anche due persone accusate di favoreggiamento, ovvero Riccardo Altomare e Leonardo Bevilacqua: per entrambi la pena è di un anno e sei mesi. La compagna di Bevilacqua, Maria Luisa Occhiuzzi è stata, invece, assolta perché il fatto non sussiste. 
Il pm Donatella Donato (che rappresenta la pubblica accusa assieme al collega Antonio Bruno Tridico) aveva chiesto 30 anni di carcere per Mignolo e la condanna e la condanna per gli altri tre. Il giudice Cosenza ha condannato Mignolo a 18 anni di reclusione per l’omicidio perché non ha riconosciuto l’aggravante dei futili motivi. Mignolo è stato condannato anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e alla pena accessoria della libertà vigilata per tre anni. Dovrà, inoltre, risarcire le parti civili.
Mignolo, ritenuto dagli inquirenti appartenente al clan Rango-Zingari, è già detenuto in regime di 41 bis per altri reati, tra cui l’associazione mafiosa perché coinvolto in inchieste della Dda che riguardano la cosca bruzia.
Secondo le indagini – coordinate sin dal primo momento dai pm Tridico e Donato sotto la direzione del procuratore aggiunto Marisa Manzini – Taranto sarebbe stato attinto da un colpo di revolver calibro 38/357 magnum che Mignolo avrebbe esploso dal balcone della propria abitazione. Dalla complessa attività di indagine – corroborata da intercettazioni ambientali e telefoniche, dalle testimonianze di amici e familiari di Mignolo e Taranto e dalle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia – è emerso che Mignolo fosse particolarmente adirato per non aver ricevuto «lo stipendio» dal proprio clan nel periodo in cui era stato detenuto. Nel collegio difensivo ci sono tra gli altri gli avvocati Rossana Cribari, Filippo Cinnante e Andrea Sarro.

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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