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«Mai più troppo potere in poche mani»

Vicepresidente Viscomi, tra qualche giorno partirà la rotazione dei dirigenti regionali. Davvero pensa di rompere in questo modo le incrostazioni di potere della potente burocrazia calabrese?«Il nu…

Pubblicato il: 29/07/2016 – 8:48
«Mai più troppo potere in poche mani»

Vicepresidente Viscomi, tra qualche giorno partirà la rotazione dei dirigenti regionali. Davvero pensa di rompere in questo modo le incrostazioni di potere della potente burocrazia calabrese?
«Il nuovo sistema organizzativo regionale partirà il primo agosto, ma è il frutto di un lavoro minuto che ha portato a disegnare per ogni dipartimento non solo i settori ma anche le singole unità operative interne ad ogni settore, e per ognuna di esse le funzioni ed i procedimenti assegnati, il personale e i capitoli di spesa attribuiti. Si è trattato di un grande sforzo di razionalizzazione che ha impegnato i dipartimenti ma che ha prodotto un effetto di riduzione delle posizioni dirigenziali, di semplificazione organizzativa e di trasparenza informativa: grazie a questo lavoro minuto ogni cittadino può sapere su quale scrivania è la sua pratica e chi ne è responsabile. E però, come ho detto più volte, non si tratta di una rivoluzione, ma solo della normale e doverosa applicazione di una legge nazionale ripresa dalla normativa regionale. L’effetto della riforma è chiaro: a differenza del passato, ciascun dirigente sarà titolare di propri autonomi poteri su specifiche e ben individuate materie. Ciò vuol dire – ed è questo il primo punto – che il potere prima concentrato in poche mani sarà ora ripartito su tutti i dirigenti. Dividere fra molti ciò che prima era riserva di pochi mi pare una cosa buona. C’è poi da considerare una seconda questione. Personalmente, pur consapevole delle molte ombre nel sistema burocratico – e la lettura integrale dei recenti provvedimenti giudiziari è veramente essenziale per chi opera nella pubblica amministrazione – ho sempre detto che in Regione ho avuto modo di conoscere ed apprezzare una generazione di dirigenti che aspetta solo di essere messa alla prova: questa è la loro occasione. Anche per questo motivo, con l’interpello abbiamo chiesto ai dirigenti di esprimere le loro preferenze e di indicare i settori dove avrebbero voluto lavorare. L’hanno fatto e l’esito è stato, se non erro, il seguente: i dirigenti che hanno partecipato all’interpello, escludendo i tre che stanno per andare in pensione,sono 120; i dirigenti che sono stati assegnati su uno dei posti da loro stessi richiesti sono 101; 17 sono stati assegnati d’ufficio dalla Giunta e 5 sono stati trattenuti dai dirigenti generali nel dipartimento di appartenenza per funzioni diverse da quelle prima svolte. Nel complesso, 56 dirigenti dal primo agosto lavoreranno in un dipartimento diverso da quello dove sono oggi. Dunque, più dell’84% dei dirigenti lavorerà in posto richiesto nella domanda e più del 46% lavorerà in un dipartimento differente. Mi pare un corretto mix tra aspettative dei singoli ed esigenze di cambiamento. Infine è da considerare che in quasi tutti i casi, le attività dei nuovi settori non coincidono con le funzioni proprie dei vecchi settori, il che comporta una ridefinizione di ruoli e competenze di carattere generale, anche per chi resta nello stesso dipartimento. Peraltro, la situazione è ancora fluida, per via delle posizioni che da qui a breve resteranno vacanti, e che dovranno essere riassegnate, sia per i pensionamenti in corso e per quelli preannunciati per i prossimi mesi, sia per la eventuale nomina dei dirigenti generali definitivi che dovranno essere collocati in aspettativa».

Non c’è il rischio di creare dei cortocircuiti se la giunta dovesse scegliere in futuro altri dirigenti generali?
«Non credo. Naturalmente, con la riorganizzazione anche per i dirigenti generali cambia il modo di lavorare: avranno un rapporto più diretto ed immediato con tutti i dirigenti del Dipartimento e mi auguro che possano veramente instaurare pratiche di condivisione e collegialità, portando nei Dipartimenti lo spirito che abbiamo introdotto con la pregiunta: qui, infatti, ogni delibera presentata per la giunta da un dirigente generale è verificata con la partecipazione di tutti i dirigenti generali. La riorganizzazione impone un gioco di squadra, anche se a volte bisogna ricordare ai giocatori quale è la porta dove fare gol. In questa logica di team, abbiamo attivato da qualche giorno una conferenza permanente dei dirigenti dei nuovi settori degli “affari generali, giuridici ed economici” presenti in tutti i dipartimenti per coordinare e guidare la fase di avvio della riforma. Se uno dei problemi culturali della Calabria è dato anche dall’incapacità di superare l’individualismo, per cui ognuno pensa di essere il centro del mondo, allora iniziare a lavorare in team è il modo migliore per cambiare le cose».

Alcuni tra i dirigenti più conosciuti come Pallaria e Salvino sono stati spostati dai settori di loro competenza. Valeva la pena interrompere il lavoro iniziato?
«Questi due dirigenti sono, ad oggi, dirigenti generali reggenti, cioè suppliscono una figura stabile di dirigente generale che ancora non è stata individuata. Ma sono anche dirigenti per così dire “normali” della Regione. In quanto dirigenti del ruolo regionale hanno partecipato all’interpello e sono stati collocati in dipartimenti diversi da quelli da loro diretti come direttori generali e diversi pure da quelli di provenienza. Dunque, fin quando la giunta li manterrà nel loro stato di dirigenti generali continueranno il lavoro iniziato; se e quando la giunta dovesse sostituirli, i due dirigenti torneranno ad essere semplici dirigenti di settore come tutti i loro colleghi e andranno a svolgere la loro normale attività in dipartimenti diversi da quelli dove ora svolgono le funzioni di direttore generale».

Come saranno accertate le responsabilità dei singoli dirigenti?
«Perché dobbiamo parlare sempre di imputazione ed accertamento di responsabilità? Parliamo di competenza, passione, amore per il proprio lavoro, dedizione al bene comune. Sono questi i valori da incentivare. Io credo che la dirigenza regionale non sia inferiore in qualità a quella delle altre regioni. Ciò che dobbiamo veramente riscoprire è il gusto e l’orgoglio di lavorare insieme per costruire una nuova Calabria. Questa è la vera responsabilità – ed anche la sfida – che ognuno di noi ha di fronte a sé».

r. d. s.

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