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«Non prendiamo lezioni dai 5 stelle»

CAMIGLIATELLO È partita con la relazione del segretario regionale del Partito democratico, Ernesto Magorno, la due giorni di confronto organizzata per rilanciare l’azione del Pd in Calabria, a Cami…

Pubblicato il: 29/07/2016 – 22:00
«Non prendiamo lezioni dai 5 stelle»

CAMIGLIATELLO È partita con la relazione del segretario regionale del Partito democratico, Ernesto Magorno, la due giorni di confronto organizzata per rilanciare l’azione del Pd in Calabria, a Camigliatello Silano, al complesso turistico “La Fattoria” in località Labonia. Al tavolo della presidenza dell’assemblea regionale, assieme a Magorno, la parlamentare Stefania Covello componente della segreteria nazionale del Pd, il presidente della Regione Mario Oliverio, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Marco Minniti, il responsabile regionale dell’organizzazione Giovanni Puccio e il presidente dell’assemblea regionale Peppino Vallone. I lavori di questo pomeriggio prevedono l’intervento del presidente della Regione, Mario Oliverio, e del sottosegretario Marco Minniti a conclusione della sessione politica. La discussione di domani è riservata al referendum costituzionale e al confronto con il territorio, attraverso il confronto con gli iscritti e i dirigenti locali: prevista, infatti, la relazione in merito del deputato Demetrio Battaglia, coordinatore del gruppo di lavoro sul referendum e, a seguire, il confronto con i sindaci, i segretari di circolo e i segretari di federazione. I lavori dell’assemblea regionale possono essere seguiti sulla pagina Facebook del Pd Calabria e all’indirizzo Twitter pdcalabria.
Dopo aver espresso apprezzamento per il progetto “Montagna Solidale” del consigliere regionale Mimmo Bevacqua, Magorno ha esordito lodando l’azione di governo della giunta regionale: «Mario Oliverio sta operando bene in un contesto difficile, ma ora bisogna accelerare». Sulla sanità il segretario ha «confermato la linea del partito sui commissari». Elogi, poi, anche per il premier Renzi, che «ha messo davvero la Calabria al centro dell’azione di Governo, ma noi deputati calabresi – ha aggiunto Magorno – dobbiamo fare di più per una regione che purtroppo resta Cenerentola del Paese». «Non prendiamo lezioni dai 5stelle – ha detto ancora il segretario regionale dem – e non abbiamo bisogno delle loro inutili manifestazioni come quella di Reggio Calabria, dove si terrà la festa dell’Unità regionale. Siamo contro la ‘ndrangheta, i veleni contro il Pd non sono degni di essere accettati qui. La ndrangheta non è nella parte migliore della nostra regione, le storie dei componenti del nostro partito sono le storie di chi ha combattuto contro la ‘ndrangheta». Un passaggio, poi, Magorno lo dedica alla paradossale vicenda della Provincia di Cosenza – «sosteniamo la battaglia di Di Natale alla Provincia che Occhiuto occupa abusivamente» – per ribadire la sua “ricetta” per il partito: «Il Pd deve ripartire dal basso, ascoltando i calabresi. Abbiamo bisogno di meno correnti e più partito, di una discussione di collettivo. C’è bisogno di un confronto continuo e costante e decidere insieme. I sindaci siano parte del Direttivo dei circoli. Bisogna essere aperti e coinvolgere».
Quella della riforma costituzionale Renzi-Boschi, ha detto ancora Magorno, è una «svolta copernicana; dobbiamo far votare sì e far capire che il referendum è per l’Italia non per il Pd. Il problema – ha concluso – non è il segretario regionale ma una classe politica che pensa a conservare uno status quo. Lunedì alle 12 presenterò la mia segreteria, il Pd avrà anche dei forum con le migliori energie».

OLIVERIO: «RECUPERARE IL CODICE ETICO» «Dobbiamo sostenere pienamente la magistratura, ma oggi da qui dobbiamo lanciare una proposta: dobbiamo recuperare un Codice etico a cui chiedere a tutti di conformarsi e che il Partito sia supervisore. Se recuperiamo la necessaria fiducia possiamo recuperare anche il rapporto con la gente, altrimenti le derive populiste saranno travolgenti. Essere rigorosi nella legalità è in primo luogo una questione politica, non significa essere moralisti». Lo ha detto il presidente della Regione, Mario Oliverio, nel suo intervento all’Assemblea regionale del Pd. «Il partito – ha aggiunto Oliverio – si deve impossessare di temi cardine come il problema delle infrastrutture, i contenuti del Patto per il Sud, strumenti importanti che per essere incisivi non possono non dispiegare un’azione sul complesso del territori. Ho molto apprezzato il coraggio della relazione di Magorno. Il nostro è l’unico partito che regge perché abbiamo radici e tradizioni, ma dobbiamo riflettere sulla funzione del partito: è necessario un assetto istituzionale. Sarebbe sbagliato mantenere una chiusura rispetto a quello di cui si discute e bisogna evitare il gioco strumentale sulle sconfitte: c’è un limite nazionale ma anche un problema di carattere locale sulla sconfitta. Scaricare ci porta a non entrare nel merito, c’è il vizio di utilizzare le situazioni per ragioni, seppur comprensibili, di legittime ambizioni. Noi abbiamo ereditato una situazione disastrosa, facciamo un lavoro difficile e purtroppo c’è una prevalenza di letture negative. Ma abbiamo costruito un rapporto con il Governo, che ci ha portato risorse importanti per la nostra regione. Abbiamo anche recuperato un buon rapporto con l’Europa e il commissario europeo. La prima volta, quando ci siamo seduti, al tavolo ridevano. Quando ci siamo presentati con uno sforzo concreto hanno cambiato opinione. Oggi abbiamo programmi che stanno per partire. Ci sono tutta una serie di progetti e risorse che devono essere utilizzati con assoluto rigori, criteri determinati per evitare le tentazioni clientelari. Stiamo lavorando anche sulle grandi incompiute, pensiamo alla Diga del Menta in cui i lavori sono fermi da cinque anni. Ieri, sulla Trasversale delle Serre, si sono sbloccati altri lotti che erano finiti. Per le Grandi opere abbiamo fatto una task force. Abbiamo definito un importante accordo di programma per Gioia Tauro e il Governo si è impegnato ad accelerare le procedure della Zes». «Abbiamo definito – ha detto ancora il governatore – il Piano dei rifiuti. In giro per la Calabria non se ne vedono. E contemporaneamente lavoriamo per costruire il sistema. Si mette nell’alveo della legalità un settore come quello dei Trasporti dove ogni anno si spendono centinaia di migliaia di euro. E non dimentichiamo la riorganizzazione della macchina regionale: il prima fattore di ostacolo per lo sviluppo è la struttura burocratica. Quanti e quali impacci abbiamo dovuto superare, ci abbiamo messo cinque mesi, e dopo è nato anche un contenzioso ma siamo sicuri di aver impostato in maniera tale le cose da tenere al riparo la Regione. Da lunedì la nuova riorganizzazione sarà operativa, abbiamo ruotato il 50 per cento dei dirigenti. Assieme a questo dobbiamo approvare una legge per semplificare il rapporto tra Regione e il territorio. Nella vecchia struttura si sono sedimentati un coacervo di interessi e di atteggiamenti culturali. Questa discussione che abbiamo avviato può produrre un cambiamento importante. E la sanità non si può ridurre ad una rissa. Le leve decisionali sono nelle mani del commissario, se ci fosse stata una cooperazione con il governo regionale ci sarebbe stata una interlocuzione, ma se ogni volta il “piatto” è pronto, mi dovete dire qual è lo spazio. Anche la proposta del Pd, partito di governo affidata alla Consulta per la sanità, non ha trovato ascolto ed è finita nel cestino. Tutti gli sforzi che si possono fare, se questa frontiera di un servizio vitale per la comunità non ha una risposta adeguata non c’è salvezza per nessuno». «La discussione avviata – ha concluso Oliverio – è importante. Anche per le questioni interne al partito ci sono luoghi e occasioni. Dopo il referendum si apre la stagione del congresso. In vista di questo appuntamento meglio non continuare a dilaniarsi in discussioni interne, si perde solo il rapporto con la realtà».

BATTAGLIA: OCCASIONE DA NON PERDERE «Si tratta di scegliere tra un sistema costituzionale, quello attuale, che non funziona e un nuovo sistema che risponde alle esigenze della società moderna». Ad affermarlo è stato il deputato Demetrio Battaglia, coordinatore region
ale per la campagna referendaria. «Della riforma – ha aggiunto – possiamo discutere da più punti di vista: politico, culturale, giuridico, legislativo. Se ci avventuriamo in una discussione di carattere giuridico avremo 3mila pareri contro e 4mila a favore, ma il punto è molto semplice: se il referendum non passerà avremo ancora un sistema bicamerale perfetto con due Camere che hanno le stesse funzioni e gli stessi compiti con conseguenti lentezze e distorsioni. Questo sistema esiste da 70 anni ma è un sistema che adesso va rimodulato alla luce dell’evoluzione della società. Ed è un sistema nato così perché la Costituzione è nata in un contesto storico particolare, dopo la guerra e nel pieno di un conflitto ideologico tra schieramenti che non si fidavano l’uno dell’altro e quindi si immaginò di trovare un equilibrio, con un Senato immaginato come Camera di “raffreddamento”, di mediazione».
«Se riteniamo che ancora oggi ci sono queste condizioni e c’è la necessità di pesi e contrappesi che bloccano e mediano – ha continuato Battaglia –, allora dovremmo votare no, ma quel sistema ha portato benefici ma soprattutto ha determinato disfunzioni e lungaggini, oggi – per quanto mi riguarda – non più accettabili. Non capisco poi l’accusa, mossa al fronte del sì, dell’espropriazione della volontà popolare e del Parlamento e dell’aumento a dismisura del potere del presidente del Consiglio dei ministri: oggi in Italia il presidente del Consiglio è l’unico potere in Italia a non avere possibilità di revocare un suo ministro se termina il rapporto di fiducia, come invece possono fare un sindaco e un presidente della Regione con un assessore. Si tratta – ha aggiunto Battaglia – di scegliere tra un sistema costituzionale, quello attuale, che non funziona e un nuovo sistema che risponde alle esigenze della società moderna: se passa questa riforma costituzionale nei prossimi anni possiamo immaginare anche la definitiva scomparsa del Senato. Il punto è che la riforma consegna agli italiani un potere che prima non avevano grazie anche allo strumento del referendum propositivo».
Il deputato ha poi osservato: «Ci sono molti che sostengono di votare sì alla riforma se sarà modificata la legge elettorale, si può anche discutere su questo ma se si vuole modificare la legge elettorale basta trovare una maggioranza che a esempio elimini i capilista, se invece c’è un retropensiero allora andiamo a discutere a esempio della possibilità di avere ancora 17 partiti in una coalizione, com’è avvenuto nel recente passato caratterizzato dall’ingovernabilità». 
In conclusione, ha detto Battaglia, «il Pd deve una grande capacità di mobilitazione non solo formale con iniziative e campagne ma concreta, dimostrando davvero la volontà di attuare questa riforma costituzionale per cambiare il Paese. Infine il sì o no non può passare attraverso un tatticismo interno al Pd perché sarebbe la fine del Pd stesso».

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