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«Cardiochirurgia a rischio», ma per Scura è tutto in regola

CATANZARO Che si fa se un importante centro sanitario non garantisce la sicurezza dei suoi pazienti e non assicura le prestazioni mediche obbligatorie? Se ha “amicizie” di peso, lo si lascia operar…

Pubblicato il: 30/07/2016 – 8:15
«Cardiochirurgia a rischio», ma per Scura è tutto in regola

CATANZARO Che si fa se un importante centro sanitario non garantisce la sicurezza dei suoi pazienti e non assicura le prestazioni mediche obbligatorie? Se ha “amicizie” di peso, lo si lascia operare tranquillamente. Malgrado tutto. Ci sono due diverse Asp che certificano come la Cardiochirurgia del Policlinico “Mater Domini” di Catanzaro non possieda i requisiti sanitari, strutturali e tecnologici richiesti dalla legge. C’è il capo del dipartimento Salute della Regione che parla chiaramente gravi criticità per la sicurezza. E ci sono alcuni parlamentari che hanno già esposto il caso in Parlamento e adesso sono pronti a rivolgersi alla Procura del capoluogo affinché indaghi sulle tante zone d’ombra di questa vicenda. Dall’altra parte ci sono invece i commissari alla Sanità Massimo Scura e Andrea Urbani che, con un atto d’imperio e in contrasto con il giudizio dei tecnici, hanno bloccato la procedura che avrebbe potuto portare alla sospensione dell’attività di una struttura a rischio.

LE VERIFICHE Per capire la storia dobbiamo partire dai sospetti di due deputati del Movimento 5 Stelle, Dalila Nesci e Paolo Parentela. Sono loro che attivano la procedura ispettiva nella Cardiochirurgia di Catanzaro. L’iter prevede il controllo incrociato: e infatti sarà l’Asp di Crotone, nel gennaio di quest’anno, a inviare la sua commissione per l’Autorizzazione e l’accreditamento nei reparti del centro universitario. La relazione finale fa emergere molte e gravi criticità: la mancanza della terapia intensiva dedicata, l’assenza della seconda sala operatoria, le carenti verifiche alle attrezzature. Insomma, il centro non è affatto in regola.
Il report finisce sulla scrivania del dg dell’Asp di Catanzaro, Giuseppe Perri, che fa l’unica cosa che può fare: chiede alla Regione di sospendere l’attività della Cardiochirurgia. Ed è a questo punto che entra in scena il duo Scura-Urbani, che con un vero e proprio blitz annulla tutto il procedimento che aveva messo in discussione il possesso dei requisiti della Mater Domini. Secondo i commissari, sarebbe «stata attivata illegittimamente una procedura di accreditamento per una struttura già accredita» e, inoltre, «la commissione di Crotone era ed è incompetente». Così a mettersi in moto sono gli esperti dell’Asp di Catanzaro, che a loro volta attivano le verifiche. I risultati finali arrivano molti mesi dopo, il 21 luglio. E non si discostano dal giudizio dei tecnici crotonesi, seppur con forme verbali più addolcite. La sostanza, però, non cambia.

LE CRITICITÀ I rilievi riguardano innanzitutto la Terapia intensiva, dotata di quattro posti letto «non ad uso esclusivo della cardiochirurgia, il che rimanda a protocolli organizzativi non documentati». La commissione mette in luce anche i dati relativi al personale. L’unità di Cardiochirurgia ha a disposizione solo 13 infermieri più un caposala: per legge dovrebbero essere invece 29. Quanto al servizio di Emodinamica, le sue modalità di accesso «non risultano presidiate da apposita procedura». Anche la quantità delle operazioni non è quella prevista: le prestazioni chirurgiche si attestano su 236 interventi all’anno, un dato «inferiore al numero minimo stabilito dal regolamento regionale» fissato dalla legge 24 del 2008.
Poi la commissione chiede «la gestione rigorosa delle sale operatorie, l’utilizzo esclusivo di due delle cinque sale operatorie per gli interventi di cardiochirurgia e l’adozione di adeguati regolamenti organizzativi di utilizzo e destinazione d’uso delle stesse». Un appunto che dimostrerebbe un adeguamento alle norme di riferimento quantomeno imperfetto.

LA VERITÀ DI FATARELLA Ma la disamina più cruda porta la paternità del dg Riccardo Fatarella. Il capo del dipartimento Salute espone tutti i suoi dubbi durante la sua audizione davanti alla commissione di Vigilanza del consiglio regionale, chiamata a esaminare i presunti abusi della Regione nella gestione della sanità. Il Corriere della Calabria è in possesso del verbale di quella seduta.
È il 26 aprile e Fatarella mette in fila una a una tutte le presunte carenze della Mater Domini, in modo ancor più netto rispetto alle commissioni Asp. «Le strutture pubbliche che non raggiungono un certo livello di produzione di attività vanno chiuse», spiega il dg. E La Cardiochirurgia della Mater Domini «non raggiunge quel livello di produttività». Di più: «Appena funzionerà a pieno regime la Cardiochirurgia di Reggio, il dipartimento, la Regione e i commissari dovranno spiegare a se stessi e poi alla comunità e a chi fa vigilanza in tutte le sedi perché si tiene aperta [la Cardiochirurgia del Mater Domini], pur avendone già due che funzionano». Fatarella sottolinea pure che il centro del Policlinico «chiude il venerdì» e «non fa urgenza, se non sotto molte insistenze, perché l’urgenza cardiochirurgica, ad oggi, è garantita nei modi in cui è garantita dalla struttura accreditata della “Sant’Anna”. E meno male che c’è, altrimenti dovremmo prendere tutti ambulanze, elicotteri e tutti i mezzi per andare o verso Messina o verso altre destinazioni, magari la Basilicata o la Campania o il Lazio».

I REQUISITI Il dg, soprattutto, corrobora le tesi dell’Asp di Crotone (i risultati di quella di Catanzaro sarebbero arrivati dopo): «I requisiti di cui disponeva e dispone il Policlinico erano, oggettivamente, insufficienti»; «alcuni particolarmente critici da un punto di vista della sicurezza, come la terapia intensiva non nelle immediate vicinanze, e altri probabilmente un po’ più formali e meno sostanziali». Fatarella ricorda anche che la sospensione della Cardiochirurgia proposta al dipartimento «era una chiusura con prescrizioni»: sarebbe insomma bastato adeguare la struttura alle norme per riottenere l’autorizzazione. «Purtroppo», osserva il dg durante la sua audizione, i commissari Scura e Urbani «questa storia, questo percorso non lo hanno voluto portare a compimento, hanno revocato gli atti della commissione di Crotone, dell’Asp di Catanzaro e, indirettamente, anche del dipartimento che aveva attirato la procedura».
La considerazione finale suona come una sentenza: «Se ne assumeranno la responsabilità, io spero che non succeda nulla, spero e faremo di tutto perché non succeda nulla, però, se succedesse, i nomi e i cognomi sono ben noti di chi si è preso la briga di fare così».

M5S IN AZIONE I deputati del M5S Nesci, Parentela e Federica Dieni hanno già annunciato l’intenzione di consegnare un esposto penale nelle mani del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Nel frattempo, è già stata depositata un’interrogazione ai ministeri, tra cui quello dell’Interno, per chiedere la rimozione di Scura e Urbani e al tempo stesso l’accesso agli atti dell’azienda catanzarese. «In questa vicenda – a parere dei tre parlamentari – c’è stata una pantomima squallida, con la complicità del governo nazionale. Per troppo tempo, tra coperture e falsità, è stata volutamente messa in pericolo la salute dei pazienti. Come ha significato il dg del dipartimento regionale di competenza, il professor Riccardo Fatarella, i commissari Scura e Urbani non hanno voluto portare a compimento il necessario adeguamento del reparto nel rispetto delle normative».

IL CASO IN PARLAMENTO Il caso Cardiochirurgia era già stato discusso alla Camera lo scorso 19 febbraio, in seguito a un’interpellanza presentata da diversi parlamentari 5 stelle. I commissari Scura e Urbani, aveva puntualizzato in aula la deputata Nesci, sapevano che l’Asp di Crotone stava facendo le sue indagini, ma «si sono cambiate le regole del gioco solo perché forse, dopo, non è piaciuto l’esito della verifica». Quanto all’annullamento della procedura, «ha di fatto condonato le gravi mancanze riscontrate». Nesci aveva raccontato anche un altro particolare: «È proprio il commissario Scura che riferisce di essere il fratello del rettore dell’ateneo catanzarese, Aldo Quattro
ne». “Fratello” o semplicemente amico, cambia poco.

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

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