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Il Pd calabrese prenderà esempio da Hillary?

Ho letto, come tanti altri – spero – i servizi giornalistici sulle due mezze giornate del Pd calabrese a Camigliatello. Momenti di incontro che, a dire il vero, si dovrebbero ripetere più spesso e …

Pubblicato il: 31/07/2016 – 9:50

Ho letto, come tanti altri – spero – i servizi giornalistici sulle due mezze giornate del Pd calabrese a Camigliatello. Momenti di incontro che, a dire il vero, si dovrebbero ripetere più spesso e soprattutto all’indomani di una vittoria o, come nel nostro caso, di una o più sconfitte elettorali. Ma tant’è. Le anime sono tante e non sono sempre del Purgatorio, men che meno del Paradiso. Dalla relazione finale del segretario regionale si apprende che quella del Pd «è una comunità che discute e ragiona». Se fosse così non ci sarebbero prese di posizioni continue, distinguo, riunioni separate, richieste di dimissioni o di cambio di rotta, soprattutto sui social network. Perché evidentemente molti non sono d’accordo, soprattutto perché c’è stata l’inattesa (e fors’anche immeritata) pesante sconfitta elettorale.
Il dibattito, come sempre si dice fin dai tempi in cui il grande maestro del giornalismo televisivo, Nuccio Fava, prima da notista politico e poi da direttore del Tg1, diceva sempre che il dibattito, in qualsiasi sede, soprattutto nei congressi dell’Eur, era stato «ampio e articolato». Anche Camigliatello. In questo la scoperta dell’acqua “fresca”, visto il clima. Era stato preannunciato da prese di posizioni e finanche da un convegno dei cosiddetti “dissidenti”. Quindi scontata l’ampiezza e l’articolazione. Altrimenti perché in piena estate ci sarebbe stato l’appuntamento silano?
Quel che, purtroppo per i democrat, si verifica, e non solo in Calabria (vedi in Puglia dove Emiliano ha criticato in faccia Renzi, andato a Taranto per preannunciare altri finanziamenti e non gli ha fatto avere le “cozze pelose”) è la continua disarticolazione. Non c’è mai una cosa che vada bene, «l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare», diceva, mi pare, Gino Bartali. Se Magorno dice A, c’è pronto un altro che dice B, se Oliverio dice C, chi vuole entrare in giunta dice D e via di questo passo. Qui da noi le divisioni sono più accentuate, non so se per linea politica non condivisa o per motivi personali, se non di sopravvivenza. Il “deus ex machina” del Pd calabrese ha parlato di divisioni frutto di personalismi, ma anche e giustamente di assunzioni di responsabilità che ciascheduno si dovrebbe prendere: Ma sarà così? Io, personalmente, sono pessimista, sulla base della relativa e sufficiente conoscenza di molti personaggi. Non ci sono stati “mea culpa” che pure sarebbero stati necessari, soprattutto dopo le batoste, non ci state proposte a effetto. Non si è data, salvo rare eccezioni, di impegni volontaristici nei territori. Tutto rinviato a tempi migliori o alla festa dell’Unità.
Nessuno che abbia tenuto conto delle lezione impartita da Bennie Sanders al partito democratico americano. Dopo aver battagliato per mesi con Hillary Clinton, e anche pesantemente, ha riportato a unità i comportamenti del prossimo futuro. Come ha scritto Claudio Tito su Repubblica, «gli osservatori italiani sembrano aver preso appunti per capire dove vanno i democratici Usa che solitamente guidano e anticipano le scelte di buona parte del fronte progressista mondiale». E poi ha aggiunto che i militanti e i volontari americani sono animati fa uno spirito di servizio e da una partecipazione che difficilmente ormai si coglie nei partiti italiani. Gli elettori americani progressisti sono tutti pronti per la lezione americana di Clinton e Sanders, capaci di riunificarsi per non spaccare il partito. Quel che più conta è che, dopo aver perso la battaglia, Sanders sta facendo di tutto per convincere i suoi supporter a votare per Hillary. Ma anche la Clinton ha accettato di ridefinire il suo programma con le idee del suo sfidante. Da non capita più o quasi.
Servirà all’Italia, nel Pd nazionale e in Calabria, la lezione americana? Con pessimismo, vogliamo essere ottimisti.

*Giornalista

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