REGGIO CALABRIA «La politica deve avere più coraggio per abbattere il muro del dislivello Nord-Sud che impedisce al Mezzogiorno di uscire dall’emergenza e al Paese di risalire la china». Lo sostiene la consigliera regionale di Calabria in Rete Flora Sculco, secondo cui «nonostante la flebile ripresa segnalata dalla Svimez e l’impegno del governo, è indubbio che occorre fare di più e meglio. Se non si agisce insieme, dal centro e dalla periferia, attraverso il coinvolgimento del nostro prezioso capitale sociale, il Mezzogiorno farà fatica a mettere a profitto i suoi punti di forza e il Paese stenterà a voltare pagina. Rimanendo appiattiti in una logica politica che non mette in discussione l’economia di dipendenza del Sud non si potrà che reiterare gli errori del passato».
Spiega la consigliera regionale: «Per andare oltre la drammatica condizione sociale dei nostri giorni, il Mezzogiorno deve riscoprire l’importanza strategica delle proprie risorse e la Calabria deve riscoprire se stessa a partire dalla propria storia che ci ricorda i danni enormi provocati dalle politiche dell’accattonaggio di risorse pubbliche e dello sviluppo eterodiretto. Perciò è urgente una svolta nelle strategie delle classi dirigenti calabresi. Non è tanto utile porsi il problema dell’utilizzo delle risorse finanziarie, a incominciare da quelle comunitarie, quanto di finalizzarle allo sviluppo armonizzato con le peculiarità del territorio e verificare l’impatto che le risorse hanno sulla vita dei calabresi. Verificare, cioè, se hanno la capacità di smuovere antiche criticità o se, al contrario, riproducono ben note dipendenze sia dalla politica centralista che dal sistema imprenditoriale nazionale che spesso ha preso molto e dato molto poco. È tempo, e le intelligenze politiche per rilanciare le ragioni della Calabria ci sono, di aprire su questi temi un dibattito che ci consenta di ripartire dai nostri luoghi, ripensando, anche con l’aiuto dei nostri giovani e dei centri universitari, il rapporto tra centro e periferia, tra locale e globale, affinché sia percepita l’idea che la riqualificazione delle aree più depresse del Sud passa, in primis, dal rifiuto delle logiche esogene ed estranee alle propensioni delle nostre realtà e, in secondo luogo, dal mettere in campo un approccio territoriale che abbia come riferimento l’identità culturale della Calabria».
Ancora Flora Sculco: «Tutto ciò che produce, a partite dalle identità dei singoli territori e dalla ricostruzione urgente di un minimo di coesione sociale della regione, innovazione e valorizzazione del patrimonio culturale, non può che rientrare nell’agenda della politica. Non c’è politica che tenga se non si recupera la relazione con il territorio e con il meglio che esso esprime. Soltanto ridando, lungo questo tracciato d’impegno, ruolo, senso e funzione alla politica, si riduce lo spazio della demagogia imperversante e si dà speranza alla società calabrese e alle nuove generazioni. Insistere su visioni organigrammatiche del potere politico e amministrativo non porta da nessuna parte, anzi contribuisce a delegittimare ulteriormente le istituzioni».
Conclude la consigliera regionale: «Vivendo in una congiuntura internazionale che evidenzia, alla luce degli eventi epocali disastrosi che minano le basi della civiltà occidentale, il fallimento di modelli economici a forte impronta liberista che hanno acuito le diseguaglianze sociali, proprio i “saperi” del Mezzogiorno italiano e la sua carica valoriale potrebbero rappresentare una speranza per l’Italia».
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