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’Ndrangheta e massoneria, Bisi “assolve” il Goi

LAMEZIA TERME Alla vigilia dell’audizione davanti alla Commissione parlamentare antimafia, il gran maesto del Goi Stefano Bisi rompe il silenzio e, dal sito giornalistidazione.it, anticipa ciò che …

Pubblicato il: 02/08/2016 – 14:40
’Ndrangheta e massoneria, Bisi “assolve” il Goi

LAMEZIA TERME Alla vigilia dell’audizione davanti alla Commissione parlamentare antimafia, il gran maesto del Goi Stefano Bisi rompe il silenzio e, dal sito giornalistidazione.it, anticipa ciò che racconterà ai 35 deputati e senatori. Un esempio: «La massoneria è un antidoto alla ‘ndrangheta e alla mafia. Le logge sono luoghi in cui ci si confronta su interessi storici, filosofici e culturali e le indagini delle Procure antimafia non riguardano il Grande oriente d’Italia». Cosa dirà Bisi? «Dirò che non c’è contiguità».
Ma non solo: «C’è il pregiudizio che è frutto dell’ignoranza. Bisogna vedere queste inchieste, di cui io non so nulla e di cui leggo solo sui giornali, bene di cosa parlano. Si fa spesso riferimento alla massoneria, ma occorre chiarire che non è la massoneria regolare, quella che io rappresento e a cui sono iscritti oltre 2600 calabresi. Diciamolo chiaramente che si tratta di massoneria deviata. O forse non è neppure massoneria deviata, non si tratta di gruppi massonici. Sono delle persone che si mettono assieme per compiere atti illeciti».

LE LOGGE CANCELLATE Per Bisi la massoneria non ha punti di contatto con la ‘ndrangheta. Eppure fu proprio il Goi, nel novembre 2014, a prendere atto di quei punti di contatto (con il meritorio obiettivo di provare a rimuoverli), emersi da inchieste giudiziarie della Dda di Reggio Calabria. Proprio alla luce di quelle indagini, infatti, negli anni scorsi i vertici del Grande Oriente d’Italia avevano avviato delle verifiche interne alle logge reggine, prendendo provvedimenti trancianti. Con il decreto numero 40 del 21 novembre 2014, infatti, era stata cancellata la loggia “Cinque Martiri” di Gerace (che si riuniva nel tempio di Siderno) già travolta da alcune inchieste. Stesso destino, era toccato, nei mesi precedenti alla loggia “Rocco Verduci” di Brancaleone e “Domenico Salvadori” di Caulonia.

«SO COME OPERANO» Oggi, per il gran maestro il quadro è completamente cambiato. «Che c’entra la massoneria? – dice Bisi commentando le inchieste – Potrebbe essere qualunque tipo di associazione. Al presidente Bindi dirò che la nostra è una comunione di 23mila fratelli; che conosco quello che fanno e come operano, e quanto sono impegnati in azioni di solidarietà esterna, ad esempio in provincia di Cosenza, i fratelli liberi muratori del Goi hanno collaborato con l’associazione volontari ospedalieri per il cordone ombelicale, ad esempio. Queste inchieste di sui si parla non riguardano il Grande Oriente d’Italia. Conosco quello che fanno e come operano».

«REGOLE MOLTO SEVERE» Circa l’accusa di eccesso di riservatezza che in molti muovono alla massoneria, il Gran Maestro a Giornalistidazione.it dice: «Tutto nasce dal fatto che non pubblichiamo i nomi dei fratelli. Ma il diritto alla privacy riconosciuto con una legge dello Stato non deve valere per chi è iscritto alla massoneria? Tantissime associazioni hanno il carattere della riservatezza. Volete che i massoni vadano in giro con una fascia al braccio? Facciano una legge e noi ci adegueremo, ma non si può obbligare i nostri fratelli a non godere di ciò che la legge permette loro». 
Alla domanda su come la massoneria può difendersi dal rischio di fare entrare nelle sue logge dei mafiosi, Bisi risponde che «il proselitismo che facciamo è molto severo. Chiediamo a tutti coloro che bussano al Goi per essere ammessi il certificato dei carichi pendenti e il casellario giudiziario. E, soprattutto, nel corso delle attività delle logge, c’è un “Consiglio delle Luci”, così si chiama e che è formato dal maestro venerabile, dal primo e dal secondo sorvegliante, che sono una sorta di dirigenti delle 850 logge sparse sul territorio italiano, che hanno il compito di vedere quello che fanno i fratelli, come si comportano. Abbiamo anche una sorta di probiviri che intervengono quando ci sono fratelli che non si comportano secondo gli antichi doveri e le fondamenta del Grande Oriente d’Italia».

LE ACCUSE DI BERNARDO Un insieme di regole che dovrebbero scacciare via le nubi. Agli atti dell’inchiesta della Procura di Reggio Calabria, però, restano le parole di Giuliano Di Bernardo, già gran maestro del Goi: a lui, un altro ex gran maestro cosentino, Ettore Loizzo – sono le parole di Di Bernardo – «nel corso di una riunione della Giunta del Grande Oriente d’Italia (una sorta di CdA del Goi in cui era presente anche il mio successore Gustavo Raffi, attuale Gran maestro del Goi [lo era ancora ai tempi dell’interrogatorio, ndr]) che io indissi con urgenza nel 1993 dopo l’inizio dell’indagine del dott. Cordova (Agostino, procuratore di Palmi, ndr) sulla massoneria, a mia precisa richiesta, disse che poteva affermare con certezza che in Calabria, su 32 logge, 28 erano controllate dalla ‘ndrangheta».
«Gli dissi subito – continua il racconto registrato dai pm antimafia – : e cosa vuoi fare di fronte a questo disastro? Lui mi rispose: nulla. Io ancora più sbigottito chiesi perché. Lui mi rispose che non poteva fare nulla perché altrimenti lui e la sua famiglia rischiavano gravi rappresaglie». Anche queste sono ombre che l’audizione di Bisi è chiamata a dissipare.

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