CATANZARO «Appare incredibile la deliberazione, di cui ha dato notizia soltanto un quotidiano regionale, con cui il direttore generale dell’Asp di Catanzaro, Giuseppe Perri, ha dichiarato il possesso dei requisiti di legge per la Cardiochirurgia del policlinico universitario Mater Domini». Lo affermano in una nota i deputati M5s Dalila Nesci e Paolo Parentela, che aggiungono: «Stando alle notizie veicolate da tale organo di stampa, per l’Asp di Catanzaro non ci sarebbe alcun problema nella struttura, benché dalle due verifiche eseguite e dalle dichiarazioni rese alla Vigilanza del Consiglio regionale dal dg del dipartimento per la tutela della salute, Riccardo Fatarella, emerga per documenti la mancanza, nel reparto, della terapia intensiva dedicata ai pazienti cardiochirurgici. Questo presidio è obbligatorio e non sostituibile, come finora avvenuto tra silenzi e omissioni, riservando ai medesimi pazienti dei posti in terapia intensiva generale». «La preposta commissione dell’Asp di Catanzaro – spiegano i due parlamentari – non ha espresso alcun parere a seguito della recente verifica del reparto in questione, contravvenendo ai propri obblighi di ufficio. Il dg Perri, invece, già direttore sanitario presso lo stesso policlinico Mater Domini, avrebbe adottato una deliberazione non tenendo conto del problema di fondo, cioè la mancanza, nel reparto in argomento, della terapia intensiva dedicata ai soli pazienti cardiochirurgici. Proprio da ciò partì la nostra iniziativa, anche a seguito della denuncia formale dell’ex primario di morti per infezione batterica, sepolta negli archivi della memoria».
«Aggiorneremo – anticipano i parlamentari 5 stelle – il nostro esposto al procuratore Nicola Gratteri con le riferite novità e venerdì 5 agosto daremo tutti i documenti alla stampa. Inoltre, diffideremo immediatamente il dg Fatarella, affinché il dipartimento regionale non recepisca, se esiste, la deliberazione del Perri, per i gravissimi motivi evidenziati». «Riguardo a questo reparto non può proseguire il gioco perverso – concludono Nesci e Parentela – di equivoci, procedure non lineari, utilizzo negli atti di termini che camuffino la realtà e, infine, di comportamenti camaleontici e incoerenti con le carte e coi fatti. Ciascuno si assumerà le proprie responsabilità in tutte le sedi».
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