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Caridi, tensione in aula. Pd verso il sì all'arresto

ROMA Ostruzionismo, dichiarazioni al vetriolo, veti, accuse pesanti e difese in extremis. Si complica l’iter della richiesta d’arresto avanzata dalla Dda di Reggio Calabria per il senatore Ant…

Pubblicato il: 03/08/2016 – 12:17
Caridi, tensione in aula. Pd verso il sì all'arresto

ROMA Ostruzionismo, dichiarazioni al vetriolo, veti, accuse pesanti e difese in extremis. Si complica l’iter della richiesta d’arresto avanzata dalla Dda di Reggio Calabria per il senatore Antonio Stefano Caridi, finito al centro dell’inchiesta Mammasantissima come strumento “riservato” della direzione strategica della ‘ndrangheta. Da ieri mattina, l’istanza è all’esame della Giunta delle immunità, ma diverse sessioni non sono state sufficienti a esaurire discussione e votazione.

DI RINVIO IN RINVIO Ieri sera, su proposta dei senatori Giacomo Caliendo (FI), Mario Ferrara (Gal), Carlo Giovanardi (Idea), Andrea Augello (Cor), sono state rinviate ad oggi la conclusione degli interventi dei commissari e la votazione. Dai senatori della Giunta, il presidente relatore Stefano aveva però preteso l’impegno di arrivare al voto entro la sessione delle 13. Nulla da fare.  A inizio seduta, Caridi ha fatto pervenire in Giunta una nuova memoria difensiva, definita «decisiva» dai suoi legali, usata dai senatori del centrodestra per chiedere ancora tempo. Una proposta che il presidente Stefano ha dichiarato inammissibile e fuori tempo massimo, scatenando la bagarre fra i banchi del centrodestra. Per riportare la calma, si è deciso di mettere ai voti una sospensione di due ore, incredibilmente passata anche con i voti del Pd, fatta eccezione per Doris Lo Moro e Felice Casson, che hanno unito il loro no a quello dei senatori pentastellati.

SOSPENSIONE La sospensione di circa due ore – chiesta da Andrea Augello di “Cor” e accolta dal capogruppo in Giunta del Pd, Giuseppe Cucca – ha fatto andare su tutte le furie i senatori M5S che hanno denunciato «l’ostruzionismo fatto dal centrodestra» per evitare che si arrivi entro oggi al voto sulla richiesta di arresto per Caridi. Nonostante la contrarietà della minoranza dem, capeggiata dalla senatrice Doris Lo Moro, e dei Cinquestelle, la Giunta ha deciso di esaminare la nuova documentazione presentata dal senatore. Sebbene i commissari non siano chiamati a valutare il merito delle accuse, ma la presenza o meno di fumus persecutionis nei confronti del parlamentare, è stato ritenuto necessario esaminare i documenti che a detta dei legali del senatore, evidenzierebbe «la contraddizione palese tra due diverse testimonianze, essenziali per la richiesta di arresto». I componenti la Giunta, in ogni caso, hanno «assunto l’impegno affinché si concluda entro questa sera, con il voto sulla richiesta di arresto», viene specificato da una fonte dell’agenzia Agi.

CLIMA INFUOCATO A margine dei lavori della Giunta, il senatore M5S Mario Michele Giarrusso, ha riferito: «Stanno facendo ostruzionismo e abbiamo chiesto l’intervento dei questori perché la situazione in Giunta stava degenerando, con alcuni senatori, come Caliendo, che hanno urlato e inveito verso il presidente Stefano».  Tattiche buone, a detta di  Giarrusso, per tentare di  evitare il voto, messe in atto dai senatori Caliendo (Fi), Ferrara (Gal), Augello (Cor) e Giovanardi (Idea). «Secondo la magistratura – continua il senatore pentastellato –  abbiamo un membro della ‘ndrangheta in Parlamento – e questo anzichè far reagire le istituzioni con rapidità e fermezza, induce invece alcuni ad essere titubanti, timorosi e pavidi. La situazione in Giunta è stata talmente grave da farmi richiedere l’intervento dei questori, per far riportare all’ordine la discussione». Infatti, poco dopo, davanti all’aula della Giunta, è arrivato il questore Cinquestelle, la senatrice Bottici. «Vista la gravità della situazione – conclude il pentastellato – auspichiamo che si arrivi in maniera ordinata ma celere al voto finale, consentendo alla magistratura di fare il proprio lavoro»

LO SDEGNO DEI CINQUE STELLE «Quello che sta avvenendo in Giunta delle immunità al Senato è gravissimo: di fatto la maggioranza dei membri sta prendendo tempo e rinviando di ora in ora il voto sull’arresto del senatore Antonio Caridi con la scusa di discutere una sua memoria difensiva depositata fuori tempo massimo», denuncia il senatore M5S, membro della Giunta, Maurizio Buccarella. «Ogni sua difesa potrà legittimamente trovare spazio in tribunale – continua – ma ora il Senato deve rimuovere gli ostacoli che alcuni vogliono frapporre all’attività dei magistrati. Altrimenti il messaggio che viene dato all’esterno è di una gravità inaudita: si ricorrere all’immunità parlamentare per un caso che non ha precedenti nella storia di questo Senato, dato che l’accusa nei confronti di Caridi è di associazione a delinquere di stampo mafioso».

PASSAGGIO IN AULA A RISCHIO  La nuova seduta della Giunta è fissata per le 16.30, ma lo slittamento dei lavori, potrebbe mettere a rischio il passaggio in aula del provvedimento. Il voto sull’autorizzazione a procedere dipenderà dallo stato di avanzamento dei lavori sulla riforma del cinema e dell’editoria. Un provvedimento estremamente corposo, che se dovesse essere esaminato e votato come da programma potrebbe far slittare a settembre il voto sull’arresto di Caridi.

NESSUNA INVERSIONE Il presidente Pietro Grasso non ha fatto mistero dell’intenzione di accelerare sull’esame dell’autorizzazione a procedere, se necessario anche invertendo l’ordine dei lavori in calendario. Un’ipotesi bocciata seccamente dagli alfaniani di Area popolare, che nel corso di una riunione tenutasi poco prima la ripresa dei lavori dell’Assemblea hanno deciso di opporsi all’eventuale proposta del presidente del Senato. Per Ap, la votazione sulla richiesta di arresto di Caridi comporta il tempo necessario per analizzare un caso che potrebbe anche portare al mutamento della composizione dell’Assemblea di Palazzo Madama e richiede, in ogni caso, la lettura dei voluminosi faldoni connessi alla vicenda del senatore calabrese. Da qui la volontà  dei centristi di dire “no” a un’eventuale inversione dei lavori che comporterebbe un’accelerazione sul voto sul esponente Gal.  

IL PD VERSO IL SÌ ALL’ARRESTO Per Caridi, alla ripresa dei lavori, non erano arrivate buone notizie. Il Pd ha fatto sapere che i suoi commissari daranno parere favorevole alla relazione del presidente Dario Stefano, che ieri sera ha invitato a concedere l’autorizzazione a procedere. Per il presidente relatore, non c’è alcun fumus persecutionis nei confronti del parlamentare calabrese, accusato di essere uno strumento della cupola riservata della ‘ndrangheta. Inutile dunque l’opposizione di Gal e Forza Italia, che con il senatore Lucio Malan ha confermato il proprio no alla richiesta d’arresto sollecitata dalla Dda. «Se si dà ragione ai magistrati – ha sostenuto Malan nel suo intervento – Caridi che operava “in modo stabile, continuativo e consapevole” a favore della ‘ndrangheta, salvò Renzi per ordine della ‘ndrangheta e allo scopo di agevolarla. La stessa scelta di Caridi di abbandonare il partito in cui era stato eletto è evidentemente stata ordinata dalla ‘ndrangheta. Io non credo a tutto questo».  Fra Pd e Cinquestelle, la Giunta dovrebbe in ogni caso avere voti sufficienti per far passare il provvedimento e portarlo all’esame dell’aula. E se anche l’Aula, dove quasi certamente verrà avanzata la richiesta di scrutinio segreto, confermasse le determinazioni prevalenti in Giunta, per Caridi si spalancherebbero le porte del carcere, come sollecitato dal gip Domenico Santoro di Reggio Calabria. 

CARIDI E I “RISERVATI” Il senatore Caridi – emerge dall’inchiesta Mammasantissima, coordinata dal pm Giuseppe Lombardo – sarebbe uno degli strumenti “riservati” usato per piegare le istituzioni ai voleri dei clan. Di tutti i clan. A costruire la sua carriera politica – è l’ipotesi la Dda di Reggio Calabria – è stata infatti la direzione strategica della ‘ndrangheta, livello ancora in parte inesplorato in cui élite delle ‘ndrine e massoneria si fondono, per dare vita a uno
straordinario grumo di potere. Che non si limita alla Calabria. Perché la cupola riservata della ‘ndrangheta sarebbe solo parte di un organismo più grande – e ancora sconosciuto – che rappresenta tutte le mafie. I pentiti la chiamano “commissione nazionale”, “Cosa unita” o “Cosa nuova”. E secondo quanto messo a verbale nell’ultimo anno da diversi collaboratori di giustizia calabresi, siciliani, pugliesi e milanesi da decenni coordina le strategie criminali delle mafie in tutta Italia e non solo, grazie a “riservati” come il senatore Caridi.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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