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Sì all'arresto di Caridi

ROMA La Giunta per le Immunità del Senato ha detto sì alla richiesta di arresto nei confronti del senatore di Gal Antonio Stefano Caridi trasmessa dai magistrati di Reggio Calabria. È quanto viene …

Pubblicato il: 03/08/2016 – 16:15
Sì all'arresto di Caridi

ROMA La Giunta per le Immunità del Senato ha detto sì alla richiesta di arresto nei confronti del senatore di Gal Antonio Stefano Caridi trasmessa dai magistrati di Reggio Calabria. È quanto viene riferito al termine della riunione della Giunta. Hanno votato a favore della proposta di dire sì all’arresto formulata dal presidente della Giunta Dario Stefano i senatori del M5S, del Pd, della Lega. Si è astenuto Nico D’Ascola di Ncd e hanno votato contro Fi, Idea e Gal. Adesso per Caridi la battaglia si sposta in aula, dove i colleghi del parlamentare calabresi saranno chiamati a esprimersi sull’opportunità di confermare le indicazioni della Giunta. E i senatori di Idv hanno già fatto sapere che voteranno sì all’arresto. 
Il presidente Pietro Grasso non ne ha mai fatto mistero. Per lui, è fondamentale che l’autorizzazione a procedere per Caridi venga esaminata dal “suo” Senato al più presto, anche a tutela del senatore. Per questo, già in mattinata ha proposto di sfoltire il calendario dei lavori all’ordine del giorno e ventilato l’ipotesi di un’inversione dell’ordine dei provvedimenti in discussione. Medesimo intendimento hanno manifestato i Cinque stelle, che non appena appreso l’esito del voto in Giunta, hanno proposto al l’aula dla sospensione dell’analisi degli oltre 300 emendamenti alla legge di riforma del cinema e dell’editoria. Un provvedimento estremamente corposo, che se dovesse essere esaminato e votato come da programma potrebbe far slittare a settembre il voto sull’arresto di Caridi.

NESSUNA INVERSIONE Contrario a qualsiasi modifica dei lavori in corso perché vietato dal regolamento si è detto il senatore Calderoli, che al momento presiede l’aula, ed ha disposto che si continui l’esame degli emendamenti in programma, in attesa delle opportune verifiche sulle procedure. L’ipotesi di accelerare la discussione su Caridi era stata bocciata seccamente dagli alfaniani di Area popolare, che nel corso di una riunione tenutasi poco prima la ripresa dei lavori dell’Assemblea hanno deciso di opporsi all’eventuale proposta del presidente del Senato. Per Ap, la votazione sulla richiesta di arresto di Caridi comporta il tempo necessario per analizzare un caso che potrebbe anche portare al mutamento della composizione dell’Assemblea di Palazzo Madama e richiede, in ogni caso, la lettura dei voluminosi faldoni connessi alla vicenda del senatore calabrese. Da qui la volontà dei centristi di dire “no” a un’eventuale inversione dei lavori che comporterebbe un’accelerazione sul voto sul esponente Gal.

CARIDI E I “RISERVATI” Il senatore Caridi – emerge dall’inchiesta Mammasantissima, coordinata dal pm Giuseppe Lombardo – sarebbe uno degli strumenti “riservati” usato per piegare le istituzioni ai voleri dei clan. Di tutti i clan. A costruire la sua carriera politica – è l’ipotesi la Dda di Reggio Calabria – è stata infatti la direzione strategica della ‘ndrangheta, livello ancora in parte inesplorato in cui élite delle ‘ndrine e massoneria si fondono, per dare vita a uno straordinario grumo di potere. Che non si limita alla Calabria. Perché la cupola riservata della ‘ndrangheta sarebbe solo parte di un organismo più grande – e ancora sconosciuto – che rappresenta tutte le mafie. I pentiti la chiamano “commissione nazionale”, “Cosa unita” o “Cosa nuova”. E secondo quanto messo a verbale nell’ultimo anno da diversi collaboratori di giustizia calabresi, siciliani, pugliesi e milanesi da decenni coordina le strategie criminali delle mafie in tutta Italia e non solo, grazie a “riservati” come il senatore Caridi.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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