Nessuna sorpresa, lui lo aveva già ampiamente annunciato. La richiesta di autorizzazione a procedere per il senatore Antonio Stefano Caridi, considerato dai magistrati di Reggio Calabria uno strumento “riservato” della direzione strategica delle mafie, deve avere la precedenza su tutti. Ecco perché, ad inizio lavori dell’Assemblea, il presidente del Senato Pietro Grasso ha disposto l’inversione dell’ordine del giorno dei lavori. Uno smacco per il centrodestra, che ieri con il presidente d’aula Calderoli, si era rifiutato di anticipare la discussione sul provvedimento favorevole all’arresto licenziato dalla Giunta per le immunità. Fino alle 21, il Senato ha continuato – lentamente – a trattare e votare i trecento e più emendamenti presentati al ddl di riforma dell’editoria e del cinema, riuscendo a discuterne meno di 50. Sui restanti 250 – almeno nei programmi dei senatori del centrodestra, che a detta di molti anche in Giunta hanno utilizzato tattiche dilatorie per far slittare la decisione su Caridi – la discussione avrebbe dovuto continuare in mattinata. Ma Grasso ha messo subito in chiaro le priorità.
QUESTIONE DI PRIORITA’ «Colleghi – ha detto ai senatori appena entrati nell’aula di palazzo Madama – come noto l’ordine del giorno di oggi prevede tra l’altro l’esame di un documento il cui esito potrebbe incidere sia sulla libertà personale di un senatore sia sulla stessa composizione della nostra Assemblea e ritengo che tale argomento debba avere la priorità sugli altri, pertanto ai sensi dell’articolo 56 comma 3 del Regolamento dispongo l’inversione dell’ordine del giorno». Proteste si sono immediatamente levate dalle bancate del centrodestra, favorevoli si sono immediatamente detti i Cinque stelle. «Forza Italia e centrodestra tentano di far passare a Caridi l’estate al fresco del mare anziché di una prigione come richiedono i magistrati. È gravissimo l’ostruzionismo che il centrodestra sta facendo, perchè Caridi è accusato di associazione mafiosa» ha dichiarato il capogruppo M5S Senato Stefano Lucidi. «L’ordine del giorno dell’aula del Senato deve rappresentare le priorità del Paese che è quella della giustizia e della lotta alle mafie, come giustamente ha stabilito Grasso», ha concluso.
IL PD FRA IMBARAZZI E APPLAUSI Silenzio dai banchi del Pd, che nei corridoi fa filtrare «l’imbarazzo» – sostengono alcuni senatori – per una decisione che Pietro Grasso «ha preso in totale autonomia e senza avvertirci». In aula invece, il capogruppo dem Luigi Zanda ha spiegato di non essere stato assolutamente informato della cosa, sottolineando più volte che si tratta di «di una decisione presa dal presidente» di Palazzo Madama. I Dem hanno dunque convocato un ufficio di presidenza per insistere con i senatori sull’importanza di restare in Aula e votare. C’è preoccupazione fra i dem, perchè molti sono convinti che se Caridi verrà salvato con voto segreto sarà il Pd «a pagarne le conseguenze» perché «la colpa verrà data al partito». Ma non tutto il Pd è rimasto interdetto per la decisione del presidente del Senato. Sostegno aGrasso è arrivato dalla senatrice dem Lucrezia Ricchiuti, membro della Commissione d’inchiesta sulle mafie e dell’Ufficio di presidenza del gruppo PD in Senato. «Bene ha fatto il Presidente Piero Grasso a usare le sue prerogative regolamentari per avviare l’immediata trattazione stamane in Senato della richiesta di autorizzazione all’arresto del senatore Caridi, accusato di reati gravissimi connessi con l’attività della ‘ndrangheta».
UN CITTADINO QUALSIASI SAREBBE IN CARCERE Per la senatrice, «il faticoso lavoro della Giunta delle elezioni e delle immunità, che propone di concedere l’arresto, sarebbe stato vanificato da un rinvio della decisione dell’Assemblea a settembre. Persino il rinvio a oggi pomeriggio avrebbe potuto significare la mancanza del numero legale e quindi un’autostrada concessa a Caridi per cadere nella tentazione d’inquinare le prove e farsi beffe delle esigenze cautelari, chiaramente indicate dalla magistratura». Ed è netta Ricchiuti nel sottolineare che «un cittadino qualsiasi – nelle condizioni di Caridi – sarebbe in prigione da un pezzo. La decisione del Presidente Grasso mette tutti davanti alle proprie responsabilità ed evita al Senato quell’uso strumentale e distorto delle prerogative parlamentari cui abbiamo purtroppo assistito in passato e che i cittadini italiani non avrebbero capito. Voterò convintamente per l’arresto».
GRASSO VA AVANTI InerziE, imbarazzi e schizofrenie che non hanno indotto Grasso a fare marcia indietro. «Ringrazio per il contributo sull’ordine dei lavori – ha aggiunto il presidente del Senato -ma rimango fermo nelle mie decisioni». Una determinazione che ha scatenato la bagarre. Respinta al mittente la richiesta di convocazione di una capigruppo avanzata dal presidente dei senatori azzurri Paolo Romani. Niente da fare per Grasso, che ha difeso la sua decisione sostenendo che «non c’è un cambio del calendario dei lavori ma solo un’inversione dell’ordine del giorno».
BARANI «IO COME MATTEOTTI» Durissimo l’intervento del capogruppo di Ala, Lucio Barani, che ha puntato il dito contro il presidente del Senato «Lei qui sta intaccando la democrazia!». Parole pesanti, che Grasso non ha gradito per nulla, invitando il senatore a moderare i toni e a «non permettersi» accuse insensate. Ma Barani ha alzato ancor di più i toni, chiedendo a gran voce la convocazione di una capigruppo. «Anche Matteotti venne ucciso, vorrà dire che verrò ucciso anche io per aver parlato… visto che lei mi sta minacciando… Ma lei non mi fa paura!». Grasso, interdetto per la violenza delle accuse, ribatte: «Non la sto assolutamente minacciando, ma che sta dicendo?».
VIA ALLA DISCUSSIONE Proteste accese che non hanno impedito all’aula di inziare la discussione sul ‘caso Caridi’. Anche il tentativo del capogruppo di Forza Italia, Lucio Malan, di far slittare la discussione con la presentazione di due questioni, una pregiudiziale e l’altra sospensiva, è stato disinnescato dall’aula, che ha votato no a larga maggioranza. Attorno a mezzogiorno, la discussione sull’arresto del senatore ha finalmente preso il via.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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