CATANZARO Il Tribunale della Libertà di Catanzaro ha rigettato le richieste di scarcerazione per Gigino e Mara Muto, figli del “re del pesce” anche loro coinvolti assieme al padre nell’operazione Frontiera con la quale la Dda di Catanzaro, lo scorso 19 luglio, ha inferto un rito colpo alla cosca Muto di Cetraro. Intanto si è discusso il Riesame anche per Franco Muto assieme a quello di altre persone ritenute affiliate al clan e coinvolte nell’operazione. Tra queste anche quella di Maurizio Rango, ritenuto il capo del clan Rango-Zingari dominante nel Cosentino e al momento detenuto in regime di 41 bis per altri reati. Il suo legale, l’avvocato Antonio Sanvito ha contestato il capo di imputazione relativo al concorso esterno in associazione mafiosa e ha sollevato una questione di inefficacia della misura cautelare perché – ritiene – che siano scaduti i termini di custodia cautelare se riferita al periodo della prima misura di custodia cautelare del 18 novembre del 2014 quando già allora a Rango veniva contestata l’imposizione della vigilanza a diversi imprenditori cosentini. Rango deve rispondere di estorsione aggravata dal metodo mafioso e di concorso esterno in associazione mafiosa. Il Tdl potrebbe sciogliere la riserva per Rango e per Muto già nella giornata di giovedì o venerdì.
Al centro delle indagini del Ros una delle più pericolose e violente ‘ndrine, con a capo Francesco Muto di Cetraro detto il “re del pesce”, che ha monopolizzato per oltre 30 anni le risorse economiche del territorio curando fino al dettaglio la commercializzazione dei prodotti ittici in un’area a forte impatto turistico; dei servizi di lavanderia industriale; delle strutture alberghiere e della vigilanza in favore dei locali d’intrattenimento della fascia tirrenica cosentina e del basso Cilento.
Parallelamente le indagini del comando provinciale di Cosenza hanno documentato un importate traffico di stupefacenti che, sotto il controllo del clan Muto, inondava di cocaina, hashish e marijuana le principali località balneari della costa tirrenica calabrese, tra cui le note Diamante, Scalea e Praia a Mare. Contestualmente sono stati sequestrati beni per circa 7 milioni di euro.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
x
x