REGGIO CALABRIA È iniziato il tutti contro tutti fra gli uomini della Cupola strategica della ‘ndrangheta, individuata dal pm Lombardo e dagli uomini del Ros con l’inchiesta Mammasantissima. Di fronte ai giudici del Tribunale della libertà i più scelgono una difesa tecnica, tutta mirata a dimostrare la propria estraneità. Alberto Sarra no. Come già all’interrogatorio di garanzia, quando per oltre quattro ore ha parlato con il gip e il pm Lombardo, punta il dito contro i suoi coindagati come lui in carcere, ma anche contro molti ex colleghi di partito lambiti dall’inchiesta, sebbene per adesso non colpiti da misura. E l’ex sottosegretario sembra avere molto da dire se è vero che per ben due volte ha chiesto di parlare con il pm Lombardo. Il 22 luglio e il 2 agosto, l’ex sottosegretario si è seduto di fronte al sostituto procuratore della Dda e agli uomini del Ros – presenti a fini investigativi – per rendere dichiarazioni. Delle due lunghe chiacchierate sono stati prodotti agli atti solo due riassuntivi e parziali estratti del verbale riassuntivo, ma tanto è bastato per far preoccupare molti. In primis, l’ex sottosegretario Giuseppe Valentino.
CONTRO VALENTINO Parlamentare di lungo corso sotto le bandiere di An, di recente tornato alla semplice attività forense, qualche anno fa Valentino era finito sotto indagine nell’inchiesta sul Decreto Reggio insieme a Paolo Romeo. Da quella storia, ne è uscito pulito, come lui stesso ha rivendicato nella durissima dichiarazione affidata in mattinata al suo legale, Aldo Labate, che ha annunciato denunce e querele. Proprio contro Valentino però, Sarra punta il dito, definendolo legato da «rapporti molto stretti e risalenti nel tempo» con l’avvocato Paolo Romeo. Come altri prima e dopo di lui, l’ex sottosegretario di Stato sarebbe stato forgiato dal legale per ricoprire un ruolo specifico, divenuto nel tempo fondamentale.
IL SISTEMA «Il ruolo di Romeo nell’ambito del sistema criminale allargato di cui fa parte, è di rilievo elevatissimo – spiega infatti Sarra – unitamente a lui di quel contesto fanno parte Giuseppe Valentino, Giuseppe Scopelliti, Antonio Caridi, Umberto Pirilli e Pietro Fuda». Per Sarra, «senza Paolo Romeo tutte queste figure politiche non sarebbero mai esistite; il sistema esiste in quanto è lui che crea le condizioni indispensabili alla sua operatività». Escludo – sostiene però l’ex sottosegretario regionale – «di avere un ruolo all’interno di tale contesto operativo». Un’affermazione che lo stesso Sarra sembra però voler mitigare con una serie di parziali ammissioni, ma soprattutto dati, ruoli e circostanze specifiche sulle attività di quel sistema. Lo stesso – afferma – che ha creato Giuseppe Scopelliti e gli ha tessuto intorno una rete di potere, secondo una strategia che Romeo e Valentino si sarebbero occupati di strutturare e pianificare.
IL SINDACO DI ARCHI Un progetto antico, cui lo stesso Sarra ammette di aver «per varie ragioni» contribuito e dunque conosce. Fin dal principio, quando la candidatura a sindaco di Scopelliti veniva progettata nello studio di Paolo Romeo. «Ho un particolare ricordo dell’incontro in cui Antonio Franco disse che Antonio Fiume stava spostando i voti a favore di Scopelliti – racconta al pm Lombardo – è quella la fase in cui, a mio modo di vedere, si decise di rafforzare l’investimento politico sulla figura dello stesso Scopelliti. Mi sembra evidente che il Fiume agisse non per iniziativa propria, ma previa autorizzazione di Giuseppe De Stefano e dell’avvocato Giorgio De Stefano, nello stesso momento in cui lo stesso Pino Scaramuzzino aveva ottenuto il via libera del cognato Pasquale Gatto».
TUTTI CON PEPPE Sul fronte politico istituzionale invece, è stato Romeo a occuparsi di convogliare le forze – tutte – attorno a un unico uomo, che godeva anche dell’appoggio e del sostegno dei potentati economici della città. L’allora enfant prodige della destra reggina – secondo Antonio Franco, proprio in quel periodo sorpreso a chiacchierare con Paolo Romeo – aveva alle spalle «Montesano, Benedetto, Foti», cioè i «padroni assoluti di tutti i pa… dei movimenti economici della città».
L’ALTER EGO Quando Scopelliti veste – come progettato – la fascia tricolore però non sarebbe stato Sarra a controllarlo. Stando a quanto lui stesso riferisce ai magistrati, il compito sarebbe toccato a Franco Zoccali. «Un soggetto – si legge nei verbali – appartenente alla componente politica facente capo a Paolo Romeo, che inizia la sua carriera politica nel 1991 quale assessore provinciale». In seguito – aggiunge Sarra, che ripercorre passo dopo passo la carriera dell’ex general manager del Comune, traghettato poi con il medesimo incarico in Regione – «diviene l’alter ego di Giuseppe Scopelliti». Un ruolo – afferma l’ex sottosegretario di fronte al pm Lombardo – che lui non avrebbe mai potuto ricoprire, perché non ritenuto sufficientemente affidabile, a causa della «non gestibilità» manifestata all’epoca del progetto Muse.
IL PROGETTO MUSE Un’iniziativa, nata sotto l’ombrello del Decreto Reggio, sulla carta destinata a informatizzare il Comune di Reggio Calabria, in realtà divenuta un vero e proprio pozzo di San Patrizio per «il comitato di affari composto da politici, amministratori ed imprenditori che ruotava intorno al predetto programma». All’epoca – aggiunge Sarra – lui stesso aveva «collaborato alle indagini svolte dal dott. Fava (il magistrato che si era occupato del caso, ndr) precisando di aver comunicato la sua volontà collaborativa anche a Umberto Pirilli». Un’iniziativa per nulla gradita al sistema governato da Romeo, che a detta di Sarra, gli avrebbe “presentato il conto” «nel momento in cui risulterà pronto ad assumere incarichi di grande rilievo istituzionale». Ad esempio – spiega – «dopo i risultati elettorali legati alle etile elezioni regionali del 2000 e delle comunali del 2002».
L’UOMO DI FIDUCIA Chi invece, proprio in quegli anni, si lega a Scopelliti in modo quasi ombelicale è l’attuale senatore Antonio Caridi. I loro rapporti – spiega Sarra – «sono risalenti nel tempo e senza flessioni significative nel corso degli anni: per comprenderli appieno, è necessario partire dalle deleghe al Caridi conferite in ambito comunale dallo stesso Scopelliti già a partire dal 2002». All’epoca, l’attuale senatore viene scelto come assessore all’Ambiente. Un incarico di estremo rilievo se è vero che proprio il suo assessorato sarà chiamato a sovrintendere a nascita e gestione delle nuove municipalizzate, incaricate di smaltimento rifiuti e manutenzione. Le stesse che – secondo quanto dimostrato da inchieste già arrivate a pronuncia definitiva – hanno fatto da architrave alle nuove regole di spartizione degli appalti, imposte dal direttorio della ‘ndrangheta reggina.
IL CERCHIO MAGICO DELLE MISTE Sarra lo sa perché ha vissuto quel periodo. Era uno degli uomini forti della destra calabrese e sapeva perfettamente cosa avvenisse a Palazzo San Giorgio. Per questo può affermare, senza timore di smentita, che «Caridi è così entrato a far parte del gruppo di soggetti di massima fiducia dello Scopelliti, unitamente allo Zoccali e alla Fallara. Siamo nel periodo della prima consiliatura Scopelliti, quella del 2002-2007, ovvero la fase in cui le società miste vengono messe al centro dell’agenda politica». Anche le ‘ndrine, all’epoca, le hanno da tempo in agenda. E finiranno per prenderle in mano, una per una. Allo scopo – emerge dai verbali – in Comune vengono rimossi i potenziali ostacoli. Non a caso, spiega Sarra, «viene estromesso Germanò da ruolo di governo locale, in quanto non funztonale al progetto del Romeo, dello Scopelliti e del Caridi in relazione alle predette società miste ed alle ditte da invitare in sede di bando di gara».
INCONTRI ROMANI Ma la carriera d
i Scopelliti – e l’uso che se ne dovesse fare – non era argomento di discussione solo in Calabria. A fine 2006, anche nella Capitale, il sindaco di Reggio è divenuto argomento di discussione. O almeno lo è stato all’epoca dell’incontro fra Gianfranco Fini e Giuseppe Valentino, cui lo stesso Sarra ha partecipato. Al pm, Sarra sottolinea con forza «di aver capito dopo tale incontro che lo stesso si inseriva in una strategia più ampia che tendeva a trasformarlo in un soggetto da utilizzare anche per gestire la candidatura di Giuseppe Scopelliti in vista delle elezioni comunali del 2006/2007». Cosa Sarra abbia deciso di fare all’epoca non è dato sapere. Solo una parte del verbale è stata messa agli atti. Ma il politico sembra determinato a non rimanere solo nella sua caduta.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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