COSENZA «Assistiamo in questi giorni alla presa di posizione della politica e delle associazioni sulla situazione del Pronto soccorso di Cosenza e ne siamo soddisfatti. Ci piace rimarcare alcuni aspetti, secondo noi importanti, per cercare delle soluzioni ad una situazione drammatica non solo a Cosenza ma in tutti gli ospedali calabresi, situazione che si acuisce ancora di più nel periodo estivo. Come se l’estate arrivasse all’improvviso e senza avvisare». Fausto Sposato, presidente Ipasvi, torna ancora una volta sulla questione del pronto soccorso dell’Annunziata che ha sollevato nei giorni scorsi. «Riteniamo di avere dato tutto ciò che è stato possibile in termini di impegno e senso di appartenenza mettendo a rischio la nostra professionalità, ma si sa, gli infermieri hanno un unico obiettivo che è il paziente e il suo benessere e per soddisfarne i bisogni si adoperano al massimo. Questo però non significa che si perde di vista l’aspetto organizzativo degli ospedali. Siamo in attesa da decenni degli atti aziendali che dovrebbero definire la mission delle aziende sanitarie e che ancora non sono del tutto approvati, in barba ai Dca proposti dalla struttura commissariale che ha definito tempi e modalità degli stessi. È normale che senza un atto di indirizzo non si muove nulla, o non dovrebbe muoversi nulla, lasciando gli ospedali e gli operatori che vi lavorano in uno stato di precarietà organizzativa che determina lo sfacelo a cui assistiamo. Ancora oggi si cercano soluzioni fantasiose per erogare assistenza quando basterebbe mettere in pratica ciò che è previsto nelle linee guida procedendo alla nomina dei dirigenti infermieristici in quanto gli unici competenti in materia di assistenza, lo dicono il profilo e il codice. Da uno studio Gimbe emerge che in Italia ogni anno si sprecano più di due miliardi di euro per assistenza inappropriata, questo significa che chi si occupa dell’assistenza non è la figura adatta e competente. La maggior parte degli sprechi si verifica nelle regioni dove la sanità non funziona e la Calabria è una di queste. Allora ci chiediamo il perchè non mettiamo le professionalità giuste al posto giusto; perchè c’è sempre chi pensa di sapere e conoscere tutto e tutti. Si parla di blocco delle assunzioni mentre si spendono milioni di euro in straordinario e turni aggiuntivi quando con gli stessi soldi si potrebbe assumere personale che si dedichi all’assistenza; si potrebbe riallocare il personale, inizialmente assunto come supporto proprio all’assistenza e che oggi lavora impropriamente in qualche ufficio alle “dipendenze” di qualche dirigente, e destinarlo dove doveva essere. Si è parlato di appropriatezza prescrittiva ma non si è mai parlato di appropriatezza organizzativa che, secondo noi, è ciò che manca».
In questi anni – spiega Sposato – «abbiamo fatto passi da giganti da un punto di vista normativo ed abbiamo sperato, oggi vanamente, di non sentire più il termine “paramedico”. Noi siamo dei professionisti autonomi e non siamo “para” di nessuno; noi condividiamo percorsi e protocolli e non siamo i “sottoposti” di altri. Insomma siamo professionisti infermieri e vorremmo essere identificati come tali. Non si pagano i salari accessori ai dipendenti mentre si chiedono loro ulteriore impegno e sacrifici. Nell’Asp di Cosenza si spende un milione di euro in posizioni organizzative senza obiettivi assegnati e senza alcuna verifica da dieci anni, è un vitalizio per pochi mentre la maggior parte degli infermieri soffre una situazione economica ed organizzativa ormai insostenibile. Vogliamo ricordare, inoltre, che la carenza di personale di supporto (Oss) pone gli infermieri nella condizione di dovere assistere il paziente a 360 gradi, proprio in virtù del fatto che gli infermieri sono gli unici responsabili dell’assistenza. Allora è tempo di trovare il coraggio e di cambiare da un punto di vista gestionale la sanità. Non siamo contrari se la politica si occupa della sanità, anzi, la buona politica deve decidere per i cittadini e deve fare scelte che vadano nella direzione giusta, scelte coraggiose che magari frantumino quei muri e quelle barriere che hanno impedito alla buona sanità calabrese di emergere. Gli infermieri calabresi aspettano, come tanti cittadini, che gli venga ridata dignità e saranno al fianco di chi, con coraggio, vuole cambiare. Lo meritano i calabresi».
x
x