REGGIO CALABRIA «Dopo vent’anni di precariato siamo costretti a emigrare al Nord come cinquant’anni fa». L’inizio dell’anno scolastico si avvicina e gli insegnanti continuano la loro lotta, quasi solitaria, contro la mobilità nazionale prevista dalla riforma cosiddetta “Buona scuola” messa in campo dal governo Renzi.
I docenti delle scuole primarie e secondarie di Reggio Calabria si sono riuniti questa mattina in un sit-in davanti al provveditorato agli studi della provincia reggina per esprimere tutto il loro disappunto per le scelte compiute dall’esecutivo nazionale attraverso la legge 107. Comitati spontanei, senza bandiere di sindacati o rappresentanti istituzionali attorno (presenti solo i dirigenti provinciali e regionali del Pci), hanno presidiato il palazzo di via Sant’Anna fino all’incontro nella sede dell’Ufficio scolastico provinciale. Qui alcuni rappresentanti dei comitati sono stati ricevuti dalla responsabile del settore primo ciclo d’istruzione Carmela Fedora Oriana (assente la dirigente Mirella Nappa), chiedendo la disposizione dell’assegnazione provvisoria che consentirebbe, almeno per il prossimo anno scolastico, ad una parte degli insegnanti di rimanere sul proprio territorio. I docenti hanno chiesto inoltre un ulteriore contingente di posti, oltre a quelli già destinati alle assegnazioni in deroga.
«Quest’ultimo aspetto dovrà essere concertato dai sindacati, che dovranno essere presenti, altrimenti ci sarà uno scollamento tra le parti», ha spiegato Maria Tarzia del comitato “8000 esiliati fase B Gae”, dopo l’incontro al provveditorato.
La partita sulla mobilità anche per gli insegnanti reggini si giocherà a livello regionale e nazionale. Intanto il primo settembre i docentidovranno prendere servizio nelle corrispettive scuole, nel nord Italia. Le assegnazioni provvisorie, hanno spiegato dall’Usp, non verranno effettuate infattiprima del prossimo 15 settembre.
«In quella data – ha commentato Tarzia rappresentante di uno dei comitati – sapremo se potremo tornare a casa. Partire significa sostenere spese pesanti, lasciare la famiglia e gli affetti ed impoverire il territorio sul quale noi abbiamo scelto di stare. Abbiamo scelto di passare di ruolo magari dopo tanti anni di precariato, ma restando nella nostra regione. Per quanto riguarda la scuola primaria, la fascia di età coinvolta è quella dei 40-60 anni. Sono prevalentemente insegnanti donne che hanno fatto una scelta di vita, per contribuire alla formazione delle giovani generazioni della propria città. Gli insegnanti di fase B sono inoltre vincitori di concorso, con specializzazioni e anni di servizio alle spalle. Oggi – ha aggiunto la maestra – ci troviamo sbattuti da una mobilità nazionale a chilometri di distanza dalla Calabria».
«Tra i 1600-1800 dovranno andare via dalla provincia, spogliando il territorio di risorse importanti, di intelligenze. Se ne sta andando – ha proseguito – un’intera classe docente». I manifestanti hanno lamentato l’assenza della politica sulla vicenda: «O ci rappresentano o saranno responsabili di un ulteriore impoverimento della Calabria e del Mezzogiorno».
Redazione RC
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