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Sanità, spy story sul tavolo di Gratteri

CATANZARO C’è una spy story finita un po’ sotto traccia. Si consuma tra la Cittadella regionale e Palazzo Alemanni. Tra i due avamposti politico-burocratici c’è la Procura di Catanzaro. Le carte so…

Pubblicato il: 22/08/2016 – 11:53
Sanità, spy story sul tavolo di Gratteri

CATANZARO C’è una spy story finita un po’ sotto traccia. Si consuma tra la Cittadella regionale e Palazzo Alemanni. Tra i due avamposti politico-burocratici c’è la Procura di Catanzaro. Le carte sono arrivate sulla scrivania di Nicola Gratteri e gli inquirenti sono chiamati a far luce sul giallo dell’intervento della Regione a sostegno del commissario al Piano di rientro. Un cortocircuito istituzionale che fece fare una brutta figura a Mario Oliverio & Co quando l’Avvocatura si costituì contro i Comuni che contestavano, davanti al Tar, la nuova rete ospedaliera. Ma come, si chiesero tutti gli osservatori, a firmarlo sono gli stessi uffici (e lo stesso governatore) che hanno tuonato contro le scelte della struttura commissariale? Sì, erano gli stessi uffici e lo stesso governatore. Solo che – è la versione della Regione – qualcosa non ha funzionato prima di quelle firme. E quel qualcosa è finito in una denuncia di Riccardo Fatarella, direttore generale del dipartimento Tutela della Salute, che il Corriere della Calabria può ricostruire nel dettaglio grazie a documenti inediti. 
Fatarella denuncia un abuso ai suoi danni. E lo fa ricostruendo i fatti di quella fine di maggio. Il 26, spiega il dg, gli viene sottoposta, per l’esame e l’eventuale sottoscrizione, una relazione da inviare al Commissario ad acta per la costituzione in giudizio relativa al ricorso proposto dal Comune di Acri avverso decreto 30, concernente la riorganizzazione della rete ospedaliera. La Regione dovrebbe costituirsi contro il Comune, del quale però condivide le ragioni. Fatarella spiega nella denuncia che, non condividendone il contenuto, non firma la relazione e ne blocca l’iter. 
E qui comincia la spy story. Il direttore generale dice ai finanzieri che il 30 maggio prende visione, «con sorpresa», di una nota datata 25 maggio 2016, con la quale il Commissario ad acta, Massimo Scura, trasmetteva all’Avvocatura distrettuale dello Stato e all’Avvocatura regionale la relazione, su carta intestata della direzione generale, che Fatarella avrebbe visto (e bocciato) il giorno successivo.
Giallo: il report era redatto su carta intestata della direzione generale, era privo della data, del numero di protocollo, ed era firmato esclusivamente dalla dirigente del settore, la dottoressa Barone. Tra l’altro, a quell’atto mancava il gruppo-firma del dirigente generale (è la parte del documento nel quale si appone la sottoscrizione del dirigente, dopo che ne ha preso visione. La mancanza della firma significa proprio che non ne condivide il contenuto).
Fatarella – è ancora il suo racconto – si rivolge a Barone, che gli dà una copia della mail con la quale il 25 maggio 2016 alle 12.04 aveva inviato alla struttura commissariale, alla e-mail della dipendente Viviana Marasco, segretaria della struttura commissariale, la relazione completa del gruppo-firma dello stesso Dirigente e, ovviamente, non firmata dal dg. Chi ha fatto sparire il gruppo-firma del manager del dipartimento? Mistero. Fatarella riesce a ipotizzare soltanto il motivo di quella scomparsa: «Non fare emergere la circostanza che lo stesso dirigente non aveva condiviso il contenuto della relazione e conseguentemente non l’aveva sottoscritta, così rendendola inefficace e non utilizzabile da alcuno».
Inutile girarci intorno, il direttore generale teme che qualcuno, nella struttura commissariale, abbia confezionato un falso d’autore. E di raggiro ha parlato anche Mario Oliverio, prima di rimuovere il il dirigente facente funzione dell’Avvocatura per non aver vigilato sugli atti. Nelle segreteria dei commissari, invece, nulla è cambiato, nonostante i rapporti tra Oliverio e Scura siano sempre molto tesi. La struttura continua a essere composta dai dipendenti regionali Viviana Marasco, Giuseppe Procopio e Massimo Suraci. 
La denuncia è stata resa pubblica dai parlamentari del Movimento 5Stelle (che hanno presentato un esposto sulla questione alla Procura di Catanzaro). Dalila Nesci, nell’atto presentato ai primi d’agosto, scrive che «appare di tutta evidenza che in seno alla struttura commissariale sia stato commesso un vero e proprio falso attraverso un fotomontaggio».

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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