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D'Acri: «Voterò "sì" al referendum, ma il dibattito non è all'altezza»

COSENZA «L’Italia è un Paese che ha bisogno di riforme radicali e profonde che innovino il sistema economico-produttivo, aggiornino e rendano più funzionale la sua organizzazione burocratico-ammini…

Pubblicato il: 24/08/2016 – 9:42
D'Acri: «Voterò "sì" al referendum, ma il dibattito non è all'altezza»

COSENZA «L’Italia è un Paese che ha bisogno di riforme radicali e profonde che innovino il sistema economico-produttivo, aggiornino e rendano più funzionale la sua organizzazione burocratico-amministrativa, conferiscano modernità a un sistema istituzionale ingessato da decenni e spesso inefficace ed inefficiente a causa anche delle inutili sovrapposizioni di ruoli, funzioni e competenze». Lo dice il consigliere regionale Mauro D’Acri, del gruppo Oliverio presidente. E «sin qui tutto pacifico – spiega –, non c’è nessuno che non sia d’accordo; va da sé che differenze, distinguo e polemiche, nascano quando si passa in rassegna il come cambiare, quali elementi modificare e che profilo istituzionale costruire. Tuttavia, al netto degli eccessi verbali e di una qualche tendenza populistica, che ci si divida sulle proposte di riforma è anch’essa circostanza pacifica e, direi, democraticamente inevitabile se non imposta; ciò che fa specie però non sono tanto le inevitabili divisioni quanto le ragioni per le quali esse si manifestano».
D’Acri parla della propria esperienza politica: «Chi come il sottoscritto partecipa da consigliere regionale a una esperienza politica e amministrativa ma lo fa a tempo e senza alcuna pretesa di carriera o appartenenza osserva con distacco, ma anche con preoccupazione, tutto il dibattito che sta animando i mesi che ci separano dall’appuntamento referendario con il quale gli italiani potranno dire Sì o No ad una precisa riforma costituzionale. Le ragioni “costituzionali” tanto del Sì quanto del No hanno uguale dignità e sarebbe interessante, per i politici e soprattutto per i cittadini, confrontarle nella consapevolezza di essere, con la propria posizione e con il proprio voto, partecipi di un processo di riforma atteso da ormai tre decenni almeno».
«Tutto ciò – dice D’Acri – accadrebbe in un Paese normale, in Italia invece sembra si sia affezionati a una specificità non necessariamente positiva. Per stare al punto della riforma sottoposta a referendum, ci si confronta per caso sul merito? Nemmeno per sogno. L’unico argomento decisivo e divisivo sembra essere invece quello riferito alle conseguenze, per intenderci non quelle costituzionali ed istituzionali ma solo politiche; se vince il No ad essere colpito è Renzi ed il Pd, se vince il Sì accade l’opposto».
È la politica trasformata in «una specie di partita di pallone, con vincitori, vinti e tifo da stadio; peccato che in ballo non ci sia un pallone che rotola ma un Paese che lentamente decade e la necessità di trasformare in realtà quelle riforme di cui tutti, sempre ed ossessivamente parlano. Sarebbe dunque il caso che tutti, a sostegno del Sì o a favore del No, ci si impegnasse in un confronto anche aspro ma unicamente orientato dal merito della riforma, dalla sua natura e dai suoi effetti».
«Buttarla sempre in politica con l’occhio rivolto alle elezioni – sostiene il consigliere regionale – è il sintomo più forte, e più deludente, di un Paese non più non solo all’altezza delle sua storia ma anche incapace di costruire una speranza di futuro; personalmente, dunque, mi auguro che nelle prossime settimane il dibattito sul referendum sia orientato da discussioni mature e da approcci segnati dal merito. Personalmente voterò sì e lo farò con la convinzione di una riforma che, come tutte le cose, poteva certo essere migliore ma, in ogni caso e con tutti i distinguo, è, ad oggi, la migliore possibile».

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