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Il lato oscuro dell'economia lametina

LAMEZIA TERME Trentaduemila euro. La pulizia del torrente Piazza, che taglia a metà Lamezia Terme, avrebbe fruttato alla cosca Iannazzo un’estorsione da 32mila euro. È sicuro dei propri ricordi Gen…

Pubblicato il: 25/08/2016 – 14:30
Il lato oscuro dell'economia lametina

LAMEZIA TERME Trentaduemila euro. La pulizia del torrente Piazza, che taglia a metà Lamezia Terme, avrebbe fruttato alla cosca Iannazzo un’estorsione da 32mila euro. È sicuro dei propri ricordi Gennaro Pulice, il collaboratore di giustizia che ha saltato il fosso subito dopo l’operazione Andromeda, condotta a maggio 2015 dalla Direzione ditrettuale antimafia di Catanzaro per disarticolare la consorteria Iannazzo-Cannizzaro-Daponte. Il sistema appalti-estorsioni è la principale attività di quella che è stata definita dagli inquirenti la cosca imprenditrice. «Dove c’è la scuola media Manzoni a Lamezia Terme, stavano ristrutturando il fiume, stavano facendo i ponti, cioè era un bell’appalto, lo stavamo gestendo noi», racconta Pulice ai magistrati della Dda di Catanzaro. Il lavoro è grosso: «Hanno fatto i ponti, l’isola pedonale, la pista ciclabile», racconta Pulice. I lavori vennero effettuati in subappalto da una ditta di Lamezia, da un parente acquisito dello stesso collaboratore di giustizia. Fu lui, racconta Pulice, a consegnare i 32mila euro nelle mani di Vincenzo Arcieri. A riferire queste cose al collaboratore di giustizia sarebbero stati lo stesso imprenditore/parente e Bruno Gagliardi, appartenente alla consorteria. 



LE SPESE DELLA COSCA Secondo quanto riferito da Gagliardi a Pulice, «praticamente la spartizione fu 16mila euro a Vincenzo Arcieri e 16mila euro Vincenzo Arcieri li diede nelle mani a Peppe Daponte». I 16mila euro, da quanto risulta al collaboratore, furono destinati alle spese processuali per Giovanni e Francesco Cannizzaro nell’ambito del processo per l’omicidio di Nino Torcasio e il tentato omicidio di Domenico Torcasio avvenuto a Pasqua del 2002. 
Le spese della cosca, stando ai racconti del collaboratore, erano sostanziose. Tra avvocati e perizie per Giovanni e Francesco Cannizzaro, se ne andarono qualcosa come 200/220mila euro. «Questo solo di spese – specifica il pentito – poi c’era il mantenimento loro, c’era comunque Mimmo (Cannizzaro, nda) che era latitante […] L’acquisto di armi, l’acquisto di esplosivo… cioè erano solo uscite». E le uscite andavano coperte a spese dell’economia locale, che pagava e a volte anche profumatamente. È il caso del titolare di un mobilificio che sborsò 10mila euro. Nel 2007, racconta Pulice, «abbiamo seguito insieme a Tonino (Davoli, nda) l’estorsione del gas». «Di fatto era la metanizzazione di Gizzeria», spiega il pentito che indica la tratta dei lavori «da dove c’è la cava di Mazzei fino a Gizzeria paese».


IMPRENDITORI DI RIFERIMENTO Ci sono imprenditori di riferimento per la cosca, persone vessate ma che hanno saputo trarre vantaggio dall’essere stati inglobati dal lato oscuro dell’economia corrotta e criminale. Tra questi Pulice indica Salvatore Mazzei, proprietario di una cava di inerti, al quale lo scorso 10 agosto i carabinieri del Noe e del comando provinciale di Catanzaro, su delega della Dda di Catanzaro, hanno sequestrato beni per un valore di circa 200 milioni di euro. Secondo Pulice, Mazzei «è sicuramente un imprenditore vessato ma che in alcune occasioni ha tratto anche i suoi benefici grazie alla cosca Iannazzo». E non è il solo. C’è chi è passato al lato oscuro e, pur trovandosi sotto estorsione degli Iannazzo, «grazie ai medesimi riescono ad ottenere numerosi appalti pubblici a Lamezia, a Catanzaro e a Cosenza».
 Altro imprenditore di riferimento, «almeno fino al 2011», è Claudio Scardamaglia, anch’egli imputato nel processo Andromeda, per il quale Pulice specifica: «… anche se Claudio Scardamaglia è comunque molto legato ai cutresi e a Grande Aracri Nicolino».

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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