COSENZA Nino Ricci e Luca Ursino, assieme ai loro cani sono stati tra i primissimi esperti cinofili del Soccorso Alpino della Calabria ad essere trasportati sul luogo del sisma, e mentre l’elicottero li portava rapidamente sul punto dove avrebbero operato, i loro pensieri andavano a mille, sospesi tra l’adrenalina e l’ansia, ma pure la consapevolezza di essere pronti per aiutare quanti ne avessero avuto bisogno. La squadra cinofila del Soccorso calabrese è stata tra le prime ad essere allertata sin dall’alba di quel giorno tremendo, quando la terra ha tremato. «Dopo poche ore dal preavviso – racconta Nino Ricci – ci siamo imbarcati su un elicottero approntato dalla Protezione civile e da Germaneto siamo partiti alla volta di Accumuli». Era il loro battesimo del fuoco e non poteva essere maggiormente impegnativo. Dopo decine e decine di ore di addestramento, di prove e severe verifiche, i volontari calabresi e i loro cani erano pronti e soprattutto erano stati chiamati a un intervento difficile, sia sul piano tecnico che emotivo. «I pensieri che hanno accompagnato il breve volo erano vorticosi, da una parte c’era l’ansia, dettata da una prova che si sapeva essere assai dura, mentre cercavamo di immaginare lo scenario che avremmo trovato, sapendo però che la realtà avrebbe certamente superato ogni nostra fantasia». E così infatti è stato. Una volta atterrati ad Accumuli, la squadra calabrese è stata prontamente trasferita ad Amatrice, per lavorare con i cani da ricerca tra le devastazioni del terremoto.
Arrivare tra i primissimi soccorritori vuol dire tra le altre cose muoversi mentre la macchina organizzativa non è ancora a pieno regime e soprattutto affrontare un durissimo impatto emotivo con la realtà. E qui è entrato in gioco il grado di fermezza psicologica dei volontari del Soccorso calabrese e ancor di più il loro bagaglio tecnico, acquisito in mesi di lavoro ed esercitazioni con i cani. «Siamo stati aggregati ai nostri referenti del Soccorso nazionale e abbiamo cominciato a perlustrare varie aree – continua a raccontare Ricci – facendo quello per cui ci siamo lungamente addestrati». Il lavoro svolto dalle squadre cinofile consiste nel guidare i cani sui punti dove potrebbero esserci sopravvissuti e cogliere ogni segnale dovesse giungere dal loro fiuto. Quando il cane punta un’area circoscritta, richiamando l’attenzione del conduttore, allora quest’ultimo chiama gli altri volontari, che cominciano a scavare «con ogni mezzo, con la massima cura e rapidità possibile». Full e Sid, i due cani che avendo brillantemente superato i severi addestramenti e test del Soccorso Alpino nazionale e dunque sono abilitati ad intervenire in scenari operativi, «sono stati bravissimi», racconta con comprensibile orgoglio Nino Ricci, che con il suo compagno Luca Ursino è tornato a casa dopo due intensi e drammatici giorni di lavoro di ricerca tra quanto resta di Amatrice, infatti dopo qualche giorno si predispone un cambio di turno per le squadre impegnate tra le macerie. A riportarli indietro è stato il furgone del Soccorso calabrese, che intanto era partito appena dopo di loro con a bordo una squadra di supporto, composta da Luigi Vincitore, Antonio Cardamone, Giacomo Zanfei e Carmine Lo Tufo.
Michele Giacomantonio
m.giacomantonio@corrierecal.it
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