LAMEZIA TERME Non solo imprenditori di riferimento, gente a cui chiedere assunzioni ed estorsioni in cambio di favori negli appalti e nelle clientele. Per tenere salde le redini del proprio sistema imprenditoriale la cosca Iannazzo-Cannizzaro-Daponte doveva poter gestire un buon bacino di voti, diventare punto di riferimento per i politici locali. La domanda dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia al pentito Gennaro Pulice – divenuto collaboratore di giustizia dopo l’arresto nell’operazione Andromeda a maggio 2015 – non tarda ad arrivare: per chi si prodigava la consorteria in campagna elettorale? Il primo nome che emerge è «il senatore Aiello». La cosca, stando ai racconti del pentito, avrebbe chiesto a Pulice di trovare voti su Catanzaro: «Mi chiesero praticamente se io riuscivo a Villa Sant’Anna comunque a sfruttare queste mie conoscenze per trovare voti per questo senatore Aiello». Gennaro Pulice non ricorda con esattezza se la richiesta fosse avvenuta per le regionali del 2010 o per le politiche nel 2012 ma ritiene, più verosimilmente, per le regionali del 2010 perché nel 2012 aveva già lasciato Lamezia per trasferirsi a Serravalle Scrivia, in Piemonte. A insistere per trovare voti per Aiello su Catanzaro e presso la clinica, ricorda Pulice, era il suo amico e sodale Bruno Gagliardi. «Ma io non mi sono permesso neanche di andarglielo a dire perché… Figuriamoci che andavo dai Frontera per dirgli supportiamo a…», racconta il pentito. Ma cosa voleva la cosca in cambio dei voti? C’era una contropartita? «Sì. La contropartita, quella che sempre hanno voluto gli Iannazzo, erano praticamente la possibilità di entrare nell’ospedale di Lamezia Terme». «Bruno diceva – racconta Pulice –, le cose che dicono sempre tutti: “Guà che se aiutiamo ad Aiello ci aiuta poi a prendere gli appalti dentro l’ospedale di Lamezia Terme”. Naturalmente era un qualcosa di appetibile… io parlo Bruno, intendo cosca, ma mi riferisco anche agli Iannazzo, eh! Bruno riesce ad avere un bacino di voti ma sia avvale poi sempre dell’aiuto degli Iannazzo piuttosto che dei Cannizzaro, piuttosto che dei Giampà, per cercare di portare avanti il senatore Aiello». Sono, questi riferiti da Pulice, argomenti già trattati dai collaboratori di giustizia circa il senatore Piero Aiello. Il primo a parlare di voti in cambio di lavori all’ospedale fu, nel 2013, Giuseppe Giampà, ex reggente dell’omonima cosca. Le parole di Giampà e i verbali di un altro pentito, Saverio Cappello, valsero un processo al senatore di Ncd con l’accusa di corruzione elettorale con l’aggravante mafiosa. Accuse dalle quali è stato assolto lo scorso ottobre in primo grado, con rito abbreviato, per non aver commesso il fatto.
« NESSUN ANTAGONISTA PER AIELLO» «Io mi ricordo – prosegue Pulice – comunque la circostanza che il senatore Aiello era appoggiato da quasi tutte le cosche lametine. Questo me lo ricordo io, comunque questa percezione, nel senso che non c’era l’antagonista del senatore Aiello su Lamezia, cioè che mi ricordo io. Non mi ricordo qualcuno che mi disse troviamo il voto per qualcun altro. Io, con chi parlavo, parlavo, era Aiello; capitavo da Franco Trovato (carrozziere ritenuto vicino alla cosca Giampà, condannato in primo grado a 12 anni nell’ambito del processo Perseo, nda), parlavano di Aiello; capitavo da Bruno, parlavano di Aiello…». In sostanza, ricorda il collaboratore: «Era palpabile, era tangibile che c’era un unico fronte per i voti di questa persona». Le parole di Pulice, depositate agli atti del processo “Andromeda”, potrebbero entrare nel processo d’Appello che si terrà dopo il ricorso dell’Antimafia di Catanzaro contro l’assoluzione di Aiello in primo grado.
LA MOGLIE DI “PICCINETTA” A proposito del sostegno delle cosche di Sambiase alla politica, Pulice fa anche un passaggio su tale Peppe Bruno soprannominato “Piccinetta”, indicato come «una persona legata alla famiglia Cannizzaro». L’argomento della vicinanza di “Piccinetta” alla cosca Cannizzaro viene verbalizzato nel mese di luglio 2015 ma introduce temi parecchio attuali. Moglie di Peppe Bruno è, infatti, Rosina Mercurio, fresca di nomina come commissario cittadino dell’Udc. La nomina di Mercurio, considerata molto vicina all’ex presidente del consiglio regionale Franco Talarico, è stata recentemente motivo di dissapori all’interno del partito e tra i vertici dell’Udc e il sindaco di Lamezia Terme Paolo Mascaro. I vertici, infatti, avevano indicato Mercurio per la nuova giunta Mascaro, nata dopo le dimissioni del vicesindaco e dell’assessore al Bilancio. Ma il sindaco ha optato per Graziella Astorino, già presidente della commissione pari opportunità dell’Udc. La cosa non è andata giù a Talarico, al commissario provinciale Tommaso Brutto e al commissario regionale Angelo Cera che hanno deciso – dopo qualche dissapore a mezzo stampa con la segreteria cittadina che aveva accolto le ragioni di Mascaro – di commissariare l’Udc di Lamezia. Tornando alle dichiarazioni del pentito riguardo ai vari sponsor elettorali della cosca, Pulice fa un riferimento alla «moglie di Peppe Bruno […] lei mi pare che sia con Forza Italia (Mercurio era con Forza Italia e poi è passata all’Udc, nda), non mi ricordo come si chiama, comunque Peppe Bruno è una persona… lo chiamano tutti “Piccinetta” di soprannome, è una persona legata alla famiglia Cannizzaro, ma lui è di Sambiase e hanno comunque la sede del partito a Sambiase credo proprio». Il pentito non specifica, non entra nel particolare ma il discorso resta sospeso e in attesa di approfondimento e di riscontri.
IL SUPPORTO A BEVILACQUA Anche a livello locale le cosche avevano un punto di riferimento, stando alle dichiarazioni di Pulice, ed era Gianpaolo Bevilacqua, ex consigliere provinciale condannato il 16 luglio 2015 a 4 anni e 8 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito del processo Perseo, condotto contro la cosca Giampà. Secondo Pulice, Bevilacqua «era… è una persona di riferimento delle cosche lametine in toto, anche degli Iannazzo. Forse hanno fatto anche qualche affare commerciale insieme, perché comunque il Gianpaolo Bevilacqua, oltre a fare il politico, si occupa anche di imprenditoria, non so adesso in che settore, ma ha ristoranti, hanno un lido intestato al fratello».
LE MANI SULL’AEROPORTO Ma Gianpaolo Bevilacqua è stato anche vicepresidente della Sacal, la società che gestisce l’aeroporto di Lamezia Terme, carica persa in seguito all’arresto nell’operazione Perseo. All’aeroporto la cosca Iannazzo riesce a esercitare la sua influenza «grazie al supporto fondamentale di Gianpaolo Bevilacqua». L’influenza del clan va dalla gestione delle società di autonoleggio, all’esecuzione di lavori di manutenzione effettuati anche tramite altre ditte. Senza contare le assunzioni di parenti e vicini alla cosca e «la costruzione di una delle torri esterne all’aeroporto medesimo realizzate in sub appalto da Pietro Iannazzo».
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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