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«Scura e Urbani vogliono bypassare i controlli»

CATANZARO Secondo Dalila Nesci, deputata del Movimento 5 Stelle, «il supporto di Agenas costituisce un chiaro tentativo dei commissari Scura ed Urbani di realizzarsi una forza lavoro autonoma al lo…

Pubblicato il: 29/08/2016 – 14:28
«Scura e Urbani vogliono bypassare i controlli»

CATANZARO Secondo Dalila Nesci, deputata del Movimento 5 Stelle, «il supporto di Agenas costituisce un chiaro tentativo dei commissari Scura ed Urbani di realizzarsi una forza lavoro autonoma al loro servizio (Agenas più referente della Regione individuata nella segretaria dei commissari stessi) che li renda liberi dal supporto/controllo del dipartimento (Tutela della Salute, ndr) al fine di realizzare qualunque cosa venga loro in mente al di là delle possibilità previste da leggi e regolamenti». L’accusa è contenuta in un esposto che la parlamentare ha inoltrato alle Procure della Repubblica di Roma e Catanzaro, alla Corte dei conti calabrese, al Tavolo di verifica del disavanzo della sanità regionale e al Consiglio di Stato (leggono per conoscenza il governatore Oliverio e il dg del dipartimento Salute Riccardo Fatarella). Lo spunto sono i due decreti con i quali la struttura commissariale assegna ad Agenas una convenzione da 200mila euro per supportarne l’attività. Decreti che sono stati impugnati dalla Regione e difesi dall’Agenzia che si occupa di sovrintendere alla sanità regionale.

IL CONTRORICORSO Proprio questa difesa – oltre alla sostanza degli atti finiti nel mirino – occupa una sostanziosa parte dell’esposto. L’atto firmato da Nesci cita un servizio del Corriere della Calabria (potete leggerlo qui) per “smontare” le ragioni di Agenas. Il ragionamento è tranciante: molte delle cose che Agenas sostiene di dover fare sono già state portate a termine (ad esempio la rete ospedaliera) o, comunque, si tratta di attività che dovrebbe svolgere il dipartimento. Nesci lo spiega raccontando l’iter dei decreti commissariali. Che «rivestono carattere di programmazione e una volta emanati spetta al dirigente generale del dipartimento darne esecuzione (così come attestato sugli stessi decreti) e ai direttori generali delle Aziende ospedaliere e sanitarie darne attuazione. Ancora, tale attuazione è oggetto di verifica da parte dello stesso dipartimento. Quindi, avendo i commissari già emanato i decreti su cui Agenas dovrebbe dare supporto esclusivamente alla struttura commissariale, non si capisce quale sarà il suo compito salvo quello di riscuotere 200mila euro». Dall’insediamento della nuova struttura commissariale a oggi sono stati emanati 231 decreti. Per Nesci «non si capisce con chi i due commissari abbiano redatto tali atti che sono frutto di conoscenza del patrimonio professionale e lavorativo dei singoli dipendenti del Dipartimento Tutela della Salute. O i commissari vorrebbero far credere di avere fatto tutto da soli?».

COSA NON VA NELLA CONVENZIONE Ovviamente, alla base dell’esposto ci sono i decreti che individuano Agenas come supporto ai commissari, già finiti al centro di polemiche e ricorsi amministrativi. Nesci alza il livello dello scontro, informando Procure e Corte dei conti. E prende di mira il decreto numero 58, con il quale Scura e Urbani hanno modificato la prima convenzione. A dire della parlamentare pentastellata, la nuova versione del patto con Agenas aveva scopi non esattamente casti. Il primo: «Fissare in 200mila euro il costo della convenzione», quando inizialmente l’esborso previsto era di 50mila euro. «Appare francamente risibile – scrive Nesci – la modifica del termine “corrispettivo” in “contributo” in capo all’art. 6 (è la parola scelta per il secondo decreto, ndr), evidente segno di scarsa serietà. Quindi, nonostante il già assunto accordo bilaterale prevedesse un impegno per la Regione pari a 50.000 euro i commissari quadruplicano il “contributo” per un servizio assolutamente non necessario». La nuova convenzione, inoltre, avrebbe lo scopo di «eliminare il ruolo del dirigente generale del dipartimento dall’iter che deve portare alla liquidazione di Agenas». Altro punto oscuro, secondo Nesci, è il fatto che «ove la Regione intenda adottare provvedimento che si discostino dai documenti Agenas dovrà “darne tempestiva e motivata comunicazione” alla stessa Agenas. Cioè il dipartimento e la Regione sono sottomessi ad Agenas». Non è finita qui. Secondo Nesci, con la nuova convenzione «si nomina una funzionaria a coordinatore scientifico e referente per la Regione. Premesso che il supporto di Agenas è meramente tecnico e non vi è nulla di scientifico, non v’è alcun dubbio che il referente di Agenas avrebbe dovuto essere il dirigente generale del dipartimento (come avvenuto dal 2010 al 2014) o un dirigente delegato e non certo una funzionaria non scelta dal dipartimento come sarebbe d’obbligo in quanto trattasi di dipendente regionale. È solo un caso, ovviamente, che tale funzionaria sia la segretaria dell’ufficio della struttura commissariale». Ci sarebbe, poi, un «ancora un costo “nascosto” laddove si affermano possibili “responsabilità derivanti da rapporti di lavoro stipulati dalla Regione comunque connesse alla realizzazione ed all’esercizio delle attività affidate”». Ce n’è a sufficienza, secondo Nesci, per chiedere conto alla magistratura. E c’è anche una considerazione reiterata che riguarda «la continua e persistente incompatibilità del sub commissario Andrea Urbani in quanto, fin dall’atto della sua nomina, egli è contemporaneamente sub commissario ad acta (nella fattispecie addirittura firmatario della richiesta di convenzione con Agenas) e componente del Collegio sindacale di Agenas».

p. p. p.

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