MELICUCCO Il vescovo di Oppido-Palmi mons. Francesco Milito è stato costretto a lasciare da un’entrata secondaria e accompagnato dalle forze dell’ordine, la chiesa di San Nicola a Melicucco dove aveva presenziato all’ingresso canonico del nuovo parroco don Elia Longo. La contestazione è scoppiata al termine della funzione quando un gruppo di fedeli si è avvicinato al presule chiedendo di parlare con lui. Richiesta che, secondo alcuni, non sarebbe stata esaudita.
Nelle scorse settimane, il paese è stato tappezzato di lenzuoli e striscioni che contestavano l’allontanamento del vecchio parroco e del suo vice pur non manifestando contrarietà all’arrivo del nuovo sacerdote. Tant’è che la cerimonia si è svolta nella più assoluta tranquillità. Solo alla fine gli animi si sono scaldati e le forze dell’ordine presenti hanno ritenuto opportuno fare uscire il presule da un’entrata secondaria. Mons. Milito è il vescovo che nell’estate del 2014 vietò lo svolgimento delle processioni religiose nella diocesi dopo il caso del presunto “inchino” – un dondolamento dell’effige sacra – rivolto verso la casa del presunto boss Beppe Mazzagatti in occasione della processione della Madonna delle Grazie della frazione Tresilico, svoltasi a Oppido nel luglio 2014. Divieto revocato dallo stesso vescovo nel marzo scorso.
Nel maggio scorso, inoltre, nel territorio della Diocesi apparvero dei volantini che contestavano violentemente l’operato del presule invitandolo ad andarsene.
Una delle critiche si riferiva ai reati contro i minori. Un passaggio che secondo gli investigatori che avviarono le indagini, avrebbe potuto fare riferimento alla vicenda dell’arresto, avvenuto nel dicembre 2015, di un parroco della diocesi accusato di sesso con minori. In occasione dell’arresto, la diocesi diffuse una nota in cui si invitavano i fedeli «a restare uniti nella preghiera per esprimere la vicinanza al sacerdote».
La Conferenza episcopale calabra espresse «dolore ed amarezza, ed al tempo stesso sdegno e condanna, per l’ignobile campagna diffamatoria ai danni del confratello Francesco Milito, oggetto di volantini e manifesti, tutti peraltro anonimi, contenenti violente accuse all’indirizzo del presule».
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