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CLAN&USURA | Bombardieri: la società non abbandoni chi denuncia

CATANZARO «Denunciare è importante ma è fondamentale anche che la società civile resti accanto agli imprenditori che denunciano». È questo il messaggio che il procuratore aggiunto Giovanni Bombardi…

Pubblicato il: 30/08/2016 – 11:58
CLAN&USURA | Bombardieri: la società non abbandoni chi denuncia

CATANZARO «Denunciare è importante ma è fondamentale anche che la società civile resti accanto agli imprenditori che denunciano». È questo il messaggio che il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri ha lanciato nel corso della conferenza stampa per illustrare l’operazione “Laqueo” nel corso della quale sono finite in manette 14 persone con l’accusa, a vario titolo, di usura, estorsione e tentato omicidio. «Non è raro – ha spiegato Bombardieri – che negozi pieni di clienti prime delle denunce si siano svuotati dopo che commercianti e imprenditori hanno fatto i nomi dei propri estorsori». Spesso è proprio la paura strisciante all’interno della società, è il messaggio del magistrato, che costringe ad abbandonare la propria attività, a chiuderla o a trasferirla altrove. «E invece è proprio la popolazione che deve rimanere accanto a chi ha il coraggio di parlare. Non bisogna isolarli. Solo così possiamo riscattare l’economia soggiogata di questa regione. L’usura significa criminalità, è una piaga che blocca l’economia», ha concluso il procuratore aggiunto.

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ASSUNZIONI PER SCONTARE IL DEBITO E LA PAURA DEGLI IMPRENDITORI «Gli episodi estorsivi legati all’usura – ha spiegato il capitano Giovanni Migliavacca – spesso consistevano in richieste di assunzioni o di commesse da fare con aziende collegate al gruppo criminale. In cambio veniva scontato il debito». «La denuncia conviene – ha spiegato il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto – anche da un punto di vista economico perché è possibile avere accesso ai fondi antiusura che stiamo gestendo con le Prefetture». Nonostante questo, però, dall’operazione “Laqueo” è emerso che non tutti gli imprenditori si sono prodigati nel denunciare. L’iter delle indagini era rodato: il collaboratore Calabrese Violetta ha raccontato agli inquirenti come funzionavano gli affari della cosca con l’usura. Le indagini del Ros e dei carabinieri del Comando provinciale di Cosenza hanno riscontrato le dichiarazioni del pentito. Diversi imprenditori sono stati chiamati a confermare quanto emerso dalle indagini, ossia le vessazioni ai loro danni. Le denunce a riscontro sono state tre. Altri hanno negato. Questo non fermerà ulteriori indagini ma conferma la paura che ancora aleggia tra la gente e dimostra come ancora molti si riconoscano nel sistema ormai radicato della criminalità organizzata. «Ad ogni modo – ha spiegato il comandante del Reparto operativo di Cosenza Milko Verticchio – nel corso di perquisizioni effettuate a casa degli indagati e in particolar modo nelle abitazioni di Luisiano Castiglia e Francesco Magurno – sono stati rinvenuti assegni legati al giro di usura, materiale che darà ulteriore impulso alle indagini». Secondo quanto ha dichiarato il collaboratore di giustizia Roberto Calabrese Violetta l’attività criminale della consorteria andava avanti dal 2005.
La collaborazione di Calabrese Violetta con la giustizia aveva messo in allarme la cosca che già a marzo 2013 aveva posto in essere atti intimidatori ai danni dei familiari del pentito.
Un episodio di tentato omicidio viene, infatti, contestato a Mario Mandoliti che a marzo del 2013, poco dopo il pentimento di Calabrese Violetta, avrebbe esploso diversi colpi d’arma da fuoco ad altezza d’uomo all’indirizzo del centro benessere di Sandro Calabrese Violetta, fratello del collaboratore.

IL RUOLO DI MODESTO Per quanto riguarda il ruolo del calciatore Francesco Antonio Modesto, genero di Luisiano Castiglia, lui viene indicato come finanziatore per i prestiti ad usura. Il suocero usava i soldi dell’ex giocatore di Cosenza e Crotone (ma ha militato anche in diverse squadre di serie A come Reggina, Parma, Genoa e Pescara) per fare i prestiti a strozzo.

I SOLDI DELLA BACINELLA Il denaro usato per vessare gli imprenditori proveniva dalla cosiddetta “bacinella comune” della cosca. In questo caso delle cosche federate Lanzino-Ruà e Rango-Zingari. Questa era una delle informazioni che gli indagati davano alle loro vittime per intimorirle e spingerle a pagare subito e non fare denunce o “passi falsi”. Le conseguenze del mancato pagamento erano già contenute in questa semplice informazione.

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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