COSENZA Il nome del calciatore Francesco Modesto era spuntato, nel 2013, nelle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Roberto Violetta Calabrese, ex affiliato ai clan cosentini. L’indagine sulla quale il pentito era intervenuto riguardava proprio una serie di meccanismi di finanziamento che gli inquirenti ritenevano legati a un giro di usura. Una strategia usata per finanziare un imprenditore in difficoltà economiche ottenendo in cambio la corresponsione di alti interessi. Il finanziatore in questione, stando alle parole di Violetta Calabrese, sarebbe stato “aiutato” da un ex calciatore del Cosenza, nato in Calabria, che avrebbe a sua volta effettuato un bonifico bancario a beneficio della società di proprietà dell’imprenditore che versava in cattive condizione finanziarie. All’epoca Modesto non era indagato, ma erano emersi molti elementi che portavano dritti a lui.
Calabrese, infatti, aveva aggiunto la circostanza che il figlio del boss che si è occupato della transazione aveva accesso diretto, tramite una procura notarile, al conto del calciatore che militava nel Pescara. Dal conto di Modesto sarebbe partito un bonifico bancario a beneficio della società dell’imprenditore che versava in cattive condizione finanziarie. Un racconto inquietante, che assume connotazioni più concrete dopo l’operazione di oggi. I verbali contenenti le confessioni del pentito erano stati depositati agli atti del processo “Terminator 4” che ricostruisce i retroscena di alcuni omicidi compiuti nel Cosentino tra il 1999 e il 2001.
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