COSENZA Sono più tortuose del previsto le vie seguite dall’Asp di Cosenza nella programmazione della rete assistenziale. Qualche giorno fa (in questo servizio), abbiamo segnalato alcune incongruenze nella «proposta di riordino delle postazioni di continuità assistenziale e dell’assistenza residenziale e semiresidenziale per la provincia di Cosenza». Tra le quali l’assegnazione di un corposo numero di posti letto alla società “IGreco”, i cui interessi svariano dall’enogastronomia alla sanità pubblica. Bene, il piano di riordino concepito a fine luglio è stato letteralmente smontato in poco più di un mese. Ci pensa una delibera pubblicata il 30 agosto che è una revoca parziale della precedente. In questo atto, il management dell’Azienda sanitaria contraddice le scelte maturate a luglio. E le motivazioni sono così nette che pare quasi che a scrivere il vecchio documento sia stato qualcun altro. Vediamole. Intanto, il direttore generale Raffaele Mauro, in due successivi capoversi contenuti nelle premesse, spiega «che per gli erogatori privati già accreditati è opportuno procedere alla eventuale rimodulazione/riconversione dei posti letto/prestazioni solo dopo l’emanazione di appositi e specifici criteri da parte della struttura commissariale e del dipartimento Tutela della Salute, confermando per il momento i posti letto/prestazioni già contrattualizzati». Su quali basi, allora, l’Asp aveva deciso la suddivisione riportate nel decreto del 21 luglio? Quegli «appositi e specifici criteri» erano stati bypassati o non c’erano ancora? E se non c’erano, perché assegnare i posti letto? A queste domande la burocrazia regionale è chiamata a rispondere. E il ragionamento resta valido anche per un altro intervento che cassa la vecchia delibera: «È opportuno procedere all’assegnazione/distribuzione dei posti letto, al momento non assegnati, solo dopo l’emanazione di appositi e specifici criteri da parte della struttura commissariale e del dipartimento Tutela della Salute». Stesso copione, insomma: ci siamo sbagliati, sembrano dire gli uffici dell’Asp, abbiamo assegnato i posti letto senza alcun criterio. In effetti, dagli allegati del nuovo atto è sparita una tabella: quella che assegnava i posti letto agli operatori privati, sostituita da uno schema che offre semplicemente i numeri del fabbisogno della rete assistenziale residenziale e semiresidenziale, senza alcun riferimento alle cliniche (gli unici riferimenti sono quelli alle strutture di proprietà dell’Asp). Una bella marcia indietro, che trascina con sé una certa dose di confusione burocratica.
CONFUSIONE BUROCRATICA La vecchia delibera, infatti, era stata recepita (il 22 luglio scorso) con il decreto 77 dalla struttura commissariale che governa il Piano di rientro. Dunque, senza un eventuale annullamento dei commissari Massimo Scura e Andrea Urbani, resterebbe in vigore nonostante il dietrofront di Mauro. Ma c’è un altro passaggio oscuro. Nel decreto che accoglieva la proposta dell’Asp bruzia c’è un passaggio chiarissimo riguardo ai criteri e alla concertazione con le aziende. Lo riportiamo: «Il dipartimento Tutela della Salute ha attivato, unitamente alla struttura commissariale, una serie di incontri operativi con le direzioni strategiche della Asp provinciali e i direttori dei distretti, al fine di supportare le stesse Asp nell’elaborazione, in coerenza con i criteri e gli obiettivi enunciati nel Dca 76/2015, dei Piani operativi di riorganizzazione e di implementazione dell’offerta di assistenza residenziale, semiresidenziale e domiciliare». Insomma, per Scura e Urbani i criteri c’erano ed erano molto chiari. Per Mauro, invece, a un mese di distanza dalle scelte operate, non ci sono più. Le strade della sanità sono davvero tortuose.
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
x
x