COSENZA Si è avvalso della facoltà di non rispondere Maurizio Rango, ritenuto il capo del clan degli Zingari di Cosenza, coinvolto nell’operazione “Laqueo”, nel corso della quale sono finite in manette 14 persone ritenute appartenenti alle ‘ndrine bruzie. Tra i 14 arrestati – accusati a vario titolo, di usura, estorsione e tentato omicidio – c’è anche il calciatore professionista Francesco Modesto. Rango, difeso dall’avvocato Antonio Sanvito, è stato interrogato per rogatoria nel carcere di Sassari dove è detenuto nel regime del 41 bis. Secondo le indagini Rango avrebbe costretto un imprenditore ad assumerlo. È accaduto nel 2009 e l’imprenditore Francesco Cannella lo racconta ai magistrati il 15 maggio del 2013: aveva bisogno di un lavoro per «ragioni di giustizia».
Cannella, convocato dagli inquirenti, racconta le pressioni subite per assumere Rango che una persona gli presentò indicandolo come «un criminale» per cui – spiega Cannella – «mi faceva capire che non potevo rifiutarmi di assumerlo. Per questa ragione lo assumevo. Rango mi diceva che gli serviva solo l’assunzione, mi diceva che non avrebbe lavorato ma che, comunque, non avrebbe preteso di essere pagato. Mi diceva pure che con lui, presso il mio ufficio, non avrei avuto nessun tipo di pressione estorsiva». Quindi – a suo dire – Rango sarebbe stata una “garanzia”. Gli investigatori cercano e trovano riscontri alle dichiarazioni dell’imprenditore. Ed effettivamente Maurizio Rango tra il 2008 e il 2009 risultava aver percepito redditi in quanto assunto nella società di cui era socio lo stesso Cannella.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
x
x