SAN FERDINANDO Sale di nuovo di livello la protesta dei cittadini della Piana per l’ormai famigerato “canalone dei veleni”, un canale situato al confine tra l’area del porto di Gioia Tauro e il territorio di San Ferdinando che avrebbe dovuto raccogliere le acque bianche della zona industriale e del porto e in cui, invece, qualcuno ha sversato sostanze killer, come idrocarburi e metalli pesanti, che già in più occasioni sono andati a finire in mare. Un vero e proprio disastro ambientale, riconosciuto pubblicamente come tale sia dal dirigente regionale della Protezione civile, Carlo Tansi, che dalla Regione Calabria, su cui però è in atto un rimpallo di responsabilità (tra Regione, Comune, Autorità portuale, azienda Iam) che i militanti del Comitato 7 agosto, affiancati da molti cittadini della zona, non accettano più. Specie se i lavori per la bonifica, che erano stati avviati dopo gli irrinunciabili “tavoli tecnici” da cui puntualmente non emergono soluzioni concrete e realizzabili, si interrompono come è successo nella tarda serata di venerdì. Così i cittadini della Piana, che già a cavallo di Ferragosto erano riusciti ad attirare l’attenzione sul dramma ambientale in atto rimanendo in presidio permanente per 17 giorni consecutivi, dalle prime ore di sabato hanno messo in atto una nuova protesta.
«Chi protegge ‘sti criminali», «Canalone orfano!? Ora bonifica il popolo», «Stato alla macchia», sono alcuni degli slogan che campeggiano sui cumuli del materiale inquinato estratto nei giorni scorsi dal canalone. Gli attivisti chiedono con forza l’intervento dell’Ispra «affinché assuma la direzione delle operazioni di messa in sicurezza e successiva bonifica del canalone, alla luce dell’inefficacia dell’azione dei numerosi soggetti finora intervenuti», e del ministro dell’Ambiente Galletti, come «è già avvenuto in analogo disastro pochi mesi fa in Liguria». Oltre a ciò, però, i cittadini si sono rimboccati di nuovo le maniche e hanno cominciato a richiudere materialmente il “canalone” con carriolate di sabbia per cercare di impedire nuovi sversamenti.
Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri, mentre una delegazione del Comitato e dei cittadini si è recata al commissariato di Polizia di Gioia Tauro per cercare un’interlocuzione con la Prefettura di Reggio Calabria.
Sergio Pelaia
s.pelaia@corrierecal.it
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