REGGIO CALABRIA «Episodi come questi suscitano una riflessione di carattere più generale: come viene intesa la sessualità nella società di oggi? Quanto accaduto rappresenta soltanto la punta dell’iceberg di una visione errata e pericolosa della sessualità, vissuta non come un dono reciproco di amore che si apre alla vita, ma solo come sterile divertimento». È quanto afferma l’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria, mons. Giuseppe Fiorini Morosini in relazione a quanto portato alla luce dopo l’arresto da parte dei carabinieri di Melito Porto Salvo di otto persone, tra le quali un minore, per una vicenda di violenza di gruppo ai danni di una ragazzina iniziata quando non aveva ancora compiuto 14 anni. «Così l’altro – aggiunge il presule esprimendo dolore e preoccupazione – diventa un oggetto di cui servirsi per provare piacere. Questo tipo di mentalità, che obbedisce, sia pure in modo particolare e specifico, alle regole impietose di quella cultura dello scarto, a più riprese condannata da papa Francesco, unita ad un agire criminale e violento, può condurre a casi esasperati come quello di Melito Porto Salvo». «È in casa – sostiene ancora mons. Morosini – che si impara a voler bene e ad amare nel modo giusto perciò i genitori, con l’aiuto di tutte le agenzie educative, compresi le parrocchie, i movimenti e le associazioni, pensino anche ad una seria educazione all’affettività, sostenuta ed impartita a partire dalla testimonianza dell’amore e del rispetto coniugale. L’educazione deve essere accompagnata dalla custodia dei propri figli troppo spesso i minorenni, ragazzi e ragazze, ancora nella fase iniziale dell’adolescenza, vengono lasciati soli, liberi, sin da piccolissimi, a trascorrere le ore notturne fuori casa, e ad impostare in modo autonomo e consumistico la loro vita affettiva, sessuale e relazionale. Auspico che ci sia un’inversione di tendenza e che cresca, a livello collettivo, l’attenzione e l’accompagnamento educativo nei confronti dei nostri ragazzi».
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